LUCA AMODIO
Cronaca

Bovini, produzione ridotta del 70% "I costi della Chianina in aumento e manca il ricambio generazionale"

Lo sottolinea Carlo Bartolini Baldelli di Confagricoltura e ribadisce che il comparto è vittima di fake news. Inoltre teorie hanno additato la zootecnia fra i principali fattori di produzione di gas serra ma non è così. .

Bovini, produzione ridotta del 70%  "I costi della Chianina in aumento  e manca il ricambio generazionale"

Bovini, produzione ridotta del 70% "I costi della Chianina in aumento e manca il ricambio generazionale"

di Luca Amodio

In trent’anni la provincia di Arezzo ha perso il 70% della produzione di bovini, Confagricoltura "basta con questa campagna fatta di fake news contro il settore". I numeri sono chiari e inequivocabili e come raccontano i dati Istat, confermati poi dall’associazione regionale degli allevatori, i 20mila capi allevati nel 1990 sono scesi ad appena 7500 nel 2020. Le cause sono varie, spiega Carlo Bartolini Baldelli di Confagricoltura Arezzo, "da una parte si tratta di un settore di stampo tradizionale per cui non sempre c’è ricambio generazionale, in molti casi i figli decidono di orientarsi verso altre professioni". "E poi - continua - c’è un evidente calo dal punto di vista remunerativo, con i costi di produzione sempre in aumento e i ricavi rimasti pressoché stabili, questo succede anche con la Chianina ad esempio". Però c’è anche un ripensamento dal punto di vista dei consumi, legittimo, ma questo non significa che la carne bovina debba essere demonizzata come è stato fatto negli ultimi anni, specie all’estero: sono segnali che come come associazione di categoria ci preoccupano". "Diciamo basta alle bufale, il comparto è da troppo tempo vittima di una campagna di disinformazione" - dice perentoriamente Baldelli - "se da una parte è cresciuta la consapevolezza che consumare a filiera corta e tutelare le produzioni locali sia sempre più importante, dall’altra si è assistito allo sviluppo di teorie che hanno additato la zootecnia tra i principali fattori di produzione di gas serra".

"Finalmente a fare chiarezza sulla questione è uno studio pubblicato pochi giorni fa dall’Accademia dei Georgofili" - spiega Baldelli - "secondo l’articolo di Mauro Antongiovanni, la teoria per cui l’agricoltura (e quindi la zootecnia) sia fra le principali cause del riscaldamento globale non tiene conto delle reali condizioni del ciclo della Co2". Secondo Baldelli l’articolo dimostra che le "emissioni di gas serra, come conseguenza del metabolismo degli animali, derivano da vegetali che nel loro ciclo vitale avevano assorbito Co2. Si tratterebbe quindi di un bilancio in pareggio fra l’anidride carbonica immessa dagli allevamenti e quella catturata dai vegetali in atmosfera per produrre il cibo per gli animali. Sostenere che l’agricoltura sia la prima causa "clima-alterante" pertanto è falso, poiché la Co2 immessa dall’industria, dai mezzi di trasporto, dagli impianti di riscaldamento e dalle centrali elettriche alimentate da fonti fossili, proviene da materie che non erano già presenti in atmosfera".

"Ribadiamo: è quindi il momento di dire basta alle bufale sugli allevamenti.

La divulgazione, troppo spesso predominante, dell’idea che l’inquinamento del mondo sia causato prevalentemente dal mondo zootecnico è pericolosa e priva di fondamento scientifico", prosegue Carlo Bartolini Baldelli, presidente di Confagricoltura Arezzo. "Ogni scelta alimentare è rispettabile, ma non si tenti di demonizzare un’attività indispensabile a produrre alimenti di qualità, necessari per una dieta equilibrata. Bene che anche un istituto come l’Accademia dei Georgofili, chiarisca questi aspetti con riferimenti scientifici chiari ed inequivocabili".