REDAZIONE AREZZO

Bpel, due in conflitto di interesse già nel 2010: così furono evitate le sanzioni

I casi di Federici e Rigotti, in fumo circa 80 milioni mai rientrati. Un verbale di Bankitalia pesantissimo: poi niente. Indiscrezione: un intervento di Fornasari? BLITZ DELLA FINANZA ALLA BPEL DI CIVITAVECCHIA: INDAGINE PER TRUFFA SUL PENSIONATO SUICIDA / Pm Rossi lunedì al Csm: "Neanche un cent per le consulenze"; Conflitto d'interessi: inchiesta allo sprint

Alberto Rigotti

Arezzo, 23 dicembre 2015 - Il conflitto di interessi in Bpel non nasce con Lorenzo Rosi e a Luciano Nataloni, ai quali è costato un avviso di garanzia per uno dei quattro filoni d’inchiesta, del quale vedremo gli sviluppi.

Alberto Rigotti e Augusto Federici fanno parte nel 2010 del consiglio di amministrazione. E nel 2010 si conclude l’ennesima ispezione di Bankitalia, condotta da un team capitanato da Vincenzo Cantarella. L’ispezione sfocia in un verbale durissimo. Al cda viene contestata una gestione disinvolta per il credito deteriorato (stessi addebiti che nel 2008 avevano portato a una sanzione di poco più di 200 mila euro complessivi per tutti i consiglieri). Ma gli strali di Cantarella si appuntano su Rigotti e Federici, segnalati entrambi in conflitto d’interessi.

Alberto Rigotti è un imprenditore trentino, titolare del gruppo Abm. E’ noto alle cronache giudiziarie perché indagato per bancarotta fraudolenta della concessionaria di pubblicità del gruppo editoriale che pubblicava il quotidiano E Polis. Era stato anche arrestato nel giugno 2014 dalla Guardia di Finanza di Cagliari. Nel 2007, il 3 aprile, la sua Abm aveva avuto un affido di 12,5 milioni, i denari mai tornati nelle casse della banca ammonteranno a 16 milioni. E' il voto di Rigotti a far pendere la bilancia dalla parte di Fornasari nella drammatica notte della sfiducia a Faralli per 8 a 7.

Ancora superiore il passivo accumulato dall’altro membro del cda indicato da Bankitalia nel 2010. Augusto Federici è l’amministratore delegato della Sacci, importante gruppo cementiero con stabilimento anche a Rassina. Al gruppo Sacci la banca garantisce affidi per una sessantina di milioni, soldi che spariranno nell’imbuto del crac del gruppo, oggi in concordato preventivo e in attesa del perfezionamento di un’offerta per l’acquisto.

Le due posizioni di Rigotti e Federici costano a via Calamandrei sofferenze vicine agli ottanta milioni. L’ispezione si chiude con un verbale pesantissimo. Sulla base di indiscrezioni raccolte da alte fonti ex Bpel, la ruota all’epoca non girò contro la banca grazie all’intervento diretto del presidente Giuseppe Fornasari. L’ex deputato Dc, che continuava a godere a Roma di relazioni importanti, avrebbe agganciato il treno giusto per una correzione di rotta all’ultima curva. Di fatto il durissimo verbale e l’indicazione di due macroscopici casi di conflitto di interesse non portarono Bankitalia a irrogare le sanzioni che potevano sembrare conseguenti.