
di Claudio Roselli
All’indomani dell’ultimo dispiacere per la cancellazione materiale della scritta Buitoni dalla facciata dello stabilimento di Sansepolcro, è lo stesso Angelo Mastrolia, numero uno di Newlat Food, a colorare di sereno l’orizzonte: "Il cambio di marchio sulle confezioni di pasta da Buitoni a Delverde non solo è stato indolore – dice - ma ha prodotto persino maggiori ricavi. E c’è anche una bella notizia per i giovani della Valtiberina: stiamo cercando personale da integrare con le quasi 400 maestranze che abbiamo, quindi sono aumentate anche le opportunità occupazionali". In novembre è sttao raggiunto un fatturato di 105 milioni di euro dalla GmbH, controllata tedesca di Newlat, rispetto agli 80 dello stesso mese del 2021. L’incremento in Germania è stato di oltre il 31% a valore e del 14% a volume. È stato segnalato un nuovo record di volumi per la pasta italiana a etichetta Delverde, che in Germania ha già superato quelli registrati con il logo Buitoni, per cui le previsioni indicano nel 2022 il miglior anno di sempre. "E dire in tutta onestà che all’inizio eravamo preoccupati – dice Mastrolia – ma questo risultato straordinario da un lato esalta la grande qualità dei nostri prodotti e la riconoscibilità che un brand come Delverde ha saputo guadagnarsi in poco tempo; dall’altro, è la dimostrazione del rigore strategico che da sempre accompagna le scelte operative e commerciali del gruppo". Il sito industriale di Sansepolcro, inaugurato nel 1988, occupa un ruolo di prim’ordine con le sue 13 linee produttive.
E di Buitoni cosa rimane, al momento? La pizza prodotta a Benevento, unica sede produttiva italiana, più le basi per pizze già pronte, le confezioni di sughi e condimenti e prodotti già preparati da mettere a cuocere nella teglia; niente più pasta, né gli altrettanti competitivi prodotti da forno quali fette biscottate, melba toast e crostini. Niente di tutto ciò che l’aveva resa famosa nel mondo: queste le scelte di Nestlè. C’è per giunta un’altra differenza sostanziale: il marchio Delverde è di proprietà dello stesso Mastrolia, per cui non vi sono nemmeno royalty da pagare. E mentre il logo Delverde sta per prendere il posto di quello della Buitoni proprio laddove è stato cancellato, del rapporto fra Sansepolcro e l’azienda che qui è nata nel 1827 non rimane al momento nulla.
Un cordone ombelicale da recuperare c’è con l’allestimento del museo di archeologia industriale. C’è da tempo in atto un protocollo di intesa fra Comune, Provincia di Arezzo e Cral Buitoni, che vuol sapere perché dopo una prima ripulitura dei locali di Palazzo Muglioni (dove prese il via l’attività nel 1827) l’iter non è andato più avanti. Fra Sansepolcro e la Buitoni crediamo che non debba finire così: quasi 200 anni non possono essere cancellati con un colpo di spugna; anzi, di pennello.