Buitoni, realtà imprenditoriale che ha fatto grande Sansepolcro e l’Italia nel mondo con le sue paste alimentari, ma allo stesso tempo azienda pioniera anche nel sociale. Una grande famiglia, insomma, nella quale il rispetto dei ruoli era caratterizzato da una condizione paritaria. La mostra storica focalizzata su "Buitoni e il sociale" è una raccolta di 160 fotografie, più 35 video inediti, provenienti sia dal patrimonio del Cral Buitoni – che l’ha organizzata – che dall’archivio Buitoni di Perugia; verrà inaugurata giovedì 28 marzo alle 17.30 e rimarrà allestita nelle sale di Palazzo Alberti, in via XX Settembre a Sansepolcro, fino a venerdì 31 maggio. E nel corso della conferenza stampa di presentazione, tenutasi ieri mattina nella sala consiliare di Palazzo delle Laudi, il sindaco Fabrizio Innocenti ha accompagnato il suo intervento di saluto con una notizia rassicurante, che riapre uno spiraglio di sereno per la realizzazione del museo dedicato alla grande fabbrica nata nel 1827, la quale ha regalato il benessere a una città e a una vallata. "Certamente – ha detto Innocenti – i tempi non saranno brevi". Fra gli intervenuti, l’avvocato Bruno Buitoni, discendente di famiglia poiché figlio di Giuseppe (presidente a suo tempo della azienda poligrafica) e nipote dell’omonimo zio, che è stato l’ultimo amministratore delegato prima del passaggio del marchio a Carlo De Benedetti. "Ciò che la Buitoni ha fatto ai primi del secolo passato è stato una novità in assoluto – ha dichiarato Roberto Belli, presidente del Cral Buitoni – e anche quanto altre prestigiose aziende hanno messo in piedi negli anni 2000, la vecchia Ibp (Industrie Buitoni Perugina) lo aveva già adottato negli anni ’60-’70. Oltre alle geniali intuizioni su determinati prodotti, che sono sempre stati i primi sul mercato e ad arrivare ai 7mila dipendenti in stabilimenti di tutto il mondo nel 1972, al suo interno la Buitoni era un esempio edificante di perfetta integrazione fra dirigenza e maestranze, che aveva prodotto servizi importanti quali l’asilo nido e lo spaccio aziendale, ma anche gite, eventi e momenti ricreativi. E così era dagli anni ‘30". Ha preso poi la parola l’avvocato Buitoni, sottolineando come ben sei generazioni si siano susseguite nel migliorare l’azienda, resistendo a due guerre e proseguendo con il boom economico. "Siamo nati nel sociale, continuando in questa simbiosi fra dirigenza e maestranze – ha rimarcato – perché ogni singolo occupato era meritevole di attenzione e protagonista del processo di crescita, quindi come tale andava gratificato".
Le forti motivazioni e lo spirito di appartenenza erano il valore aggiunto dei circa 1700 dipendenti dello stabilimento di Sansepolcro, operante tuttora ma con un marchio diverso, che ha segnato la fine del rapporto fra città e Buitoni. "Anche per questo motivo – ha concluso Paolo Nocentini, vicepresidente del Cral – l’allestimento di un museo diverrebbe sia un segno di riconoscenza della città verso chi ad essa ha portato ricchezza, sia la testimonianza tangibile e permanente di una bella storia che però oramai appartiene al passato".