
La denuncia arriva dai rappresentanti Luigi Mori, Luca Attoniti, Alfonso Marzi, Fabrizio Bertocci e Cipriano Paolinelli, che mettono sotto accusa Autolinee Toscane e il suo piano industriale, giudicato come un progressivo ridimensionamento dell’operatività sul territorio
Gravi criticità nel trasporto pubblico locale in Toscana, in particolare nella provincia di Arezzo. Le organizzazioni sindacali di categoria – Cgil, Cisl, Uil, Faisa-Cisal e Ugl – denunciano una situazione ormai strutturale che coinvolge tanto il personale viaggiante quanto quello delle officine aziendali, penalizzati da una carenza cronica di organico. "A risentirne è la qualità del servizio, ma anche le condizioni di lavoro, sempre più pesanti". La denuncia arriva dai rappresentanti Luigi Mori, Luca Attoniti, Alfonso Marzi, Fabrizio Bertocci e Cipriano Paolinelli, che mettono sotto accusa Autolinee Toscane e il suo piano industriale, giudicato come un progressivo ridimensionamento dell’operatività sul territorio, anche attraverso la strategia delle subconcessioni.
"Una situazione destinata a peggiorare con l’arrivo, previsto per la fine del 2025, dei cosiddetti "lotti deboli". Si tratta di tratte a bassa redditività che verranno appaltate singolarmente dai Comuni, tra cui Subbiano, Capolona, l’Unione dei Comuni Montani del Casentino e la Valdichiana aretina-senese. Autolinee Toscane, ritenendole non remunerative, potrebbe decidere di non partecipare ai bandi. Il bando regionale prevede inoltre l’esternalizzazione di 17 milioni di chilometri di percorrenza entro il 2032. Un provvedimento che, inizialmente pensato come ammortizzatore, è ora parte dell’obiettivo dichiarato di RatpDev Italia per contenere i disavanzi di esercizio, malgrado i 30 milioni di euro stanziati annualmente dalla Regione" spiegano i sindacati. Tra le maggiori criticità segnalate: "il continuo ricorso a straordinari, doppi turni e ferie negate per gli autisti, con ripercussioni su sicurezza e qualità della vita. A ciò si aggiungono preoccupazioni sul rispetto delle normative relative all’idoneità fisica dei conducenti: alcuni giudicati inidonei dai medici delle Ferrovie dello Stato risultano poi idonei per i gestori dei lotti esterni, sollevando interrogativi sulla coerenza del sistema di controllo". Le officine non versano in condizioni migliori.
"A mancare sono figure chiave e presidi giornalieri nei depositi, soprattutto ad Arezzo, mentre le funzioni interne risultano accorpate in modo inefficiente. I guasti sono spesso irrisolti a causa di appalti sottodimensionati, con mezzi spostati da un deposito all’altro nel tentativo di contenere i disagi. Le officine esterne, inoltre, non garantiscono la copertura quotidiana dell’intero arco di servizio. Altra nota dolente: la sicurezza a bordo. Mancano paratie protettive per gli autisti e sistemi anti-aggressione, già oggetto di discussione nei tavoli in Prefettura. La scelta aziendale di esternalizzare anche il controllo dei biglietti ha aggravato la percezione di insicurezza tra lavoratori e utenti, contribuendo alla riduzione degli introiti da traffico" continuano i sindacalisti. Permangono dubbi anche sull’applicazione del Regolamento CE 561/2006: "alcune tratte superiori a 50 km, secondo i sindacati, verrebbero spezzate artificiosamente per rientrare nei limiti normativi, con possibili irregolarità sul piano giuridico".
"Dal 1° novembre 2021, data dell’affidamento del lotto unico regionale, le divergenze tra Regione e gestore hanno causato disservizi e una frammentazione del sistema. Il modello toscano, che doveva integrare linee a domanda forte e debole, risulta ridimensionato, come dimostra il fallimento della circolare della Valtiberina, pensata per un servizio cadenzato e regolare". Le criticità restano irrisolte. Le sigle sindacali proseguono nello stato di agitazione proclamato il 3 marzo e in vigore fino al 30 aprile, in attesa di risposte concrete e risolutive.