
Lite tra vicini. Lui ha 49 anni e perde le staffe: spinge l’altro giù dalle scale. La vittima ha 82 anni, si rompe il femore, si dovrà operare
Arezzo, 8 marzo 2025 – Lite tra vicini. L’ennesima, in una casa popolare, ad Arezzo. Lui ha 49 anni e perde le staffe: spinge l’altro giù dalle scale. Un bel volo. La vittima ha 82 anni. Si rompe il femore, si dovrà operare.
Prognosi superiore a 40 giorni. Scatta la querela ma tanto si sarebbe potuto procedere d’ufficio. Il caso arriva poi in procura e la pubblico ministero Emanuela Greco chiede rinvio a giudizio. E martedì la decisione del giudice per l’udienza preliminare Claudio Lara: il 49enne andrà a processo, mentre si “salva“ la madre dell’uomo anche lei indagata per minaccia aggravata. Mancava la querela di parte.
A palazzo di Giustizia un altro caso di liti tra vicini. Uno dei tanti che non è raro trovare dietro i procedimenti per minacce e lesioni. L’ennesimo che passa per le aule di tribunale e l’ennesimo che vedrà un imputato, a processo con l’accusa di lesioni, con tanto di aggravanti.
Quel di cui si è discusso in camera di consiglio martedì - a porte chiuse, come ogni udienza davanti al gup - è la classica, finita in violenza, lite tra due condomini dove uno dei due però ha avuto la peggio.
Tra le persone coinvolte le cose non andavano bene. tutt’altro che una pacifica convivenza. Non erano mancati momenti di attrito se non proprio di scontro vis a vis.
L’estate scorsa, il giugno del 2024 il più eclatante. L’anziano, classe 1942, stava rientrando da un orticello, esterno al condomino. Una casa popolare in città. Quando incontra l’altro uomo, classe, poco meno di 50 anni, insieme alla mamma, sugli 80 anni.
Non volevano farlo entrare- Lei lo avrebbe minacciato di morte mentre il figlio prima gli avrebbe sferrato un colpo alla testa. Poi non soddisfatto lo avrebbe spinto giù per le scale. Un volo di diversi scalini che per l’anziano ha avuto importanti ripercussioni. I medici del San Donato hanno giudicato le sue ferite guaribili in non meno di quaranta giorni.
Sulla carta si parla di femore rotto che per il signore della terza età ha poi significato un intervento in sala operatoria. Scatta la querela ma tanto, vista la prognosi, il caso sarebbe andato avanti a prescindere; si sarebbe proceduto d’ufficio come si dice in gergo, anche senza denuncia di parte.
Così il caso arriva al Garbasso, in tribunale. La vittima è assistita dall’avvocata del foro di Firenze Sabrina Romanelli, mentre l’imputato, insieme alla madre, dall’avvocato aretino Marco Cappelli. Durante l’udienza preliminare, davanti al gup Claudio Lara, l’avvocato solleva il difetto di querela nei confronti dell’accusa rivolta alla madre e così nei suoi confronti si arriva al non luogo a procedere. Non andrà a processo, a differenza del figlio che adesso dovrà rispondere in aula di quel che ha fatto.