
Il baby calciatore del Bibbiena accolto dalla squadra del Rosia per le scuse
Bibbiena (Arezzo), 27 marzo 2025 – La rabbia per una sconfitta maturata quasi allo scadere in trasferta, scatenata all’interno della società di casa. L’ammissione di colpa davanti alla propria società e ai propri compagni, quindi le scuse tornando sul luogo del misfatto. È quanto accaduto nel post partita di Rosia-Bibbiena, partita di calcio giovanile, che la pagina della Facebook del comitato toscano della Lega Nazionale Dilettanti ha voluto sottolineare tramite un post. Protagonista, dapprima in negativo, un baby calciatore della società casentinese, come spiega la Lnd Toscana che si è poi pentito ammettendo la propria colpa e scusandosi sia con la propria società che con gli avversari.
“Un tesserato della società Bibbiena dopo una partita persa nei minuti finali sul campo di Rosia - si legge sulla pagina social del comitato toscano - aveva ceduto alla rabbia all’interno dello spogliatoio della società che ospitava la gara. Dapprima la telefonata dei dirigenti del Rosia a quelli del Bibbiena poi l’ammissione di colpa del giovane atleta che si scusava immediatamente con la propria società ed i propri compagni. Tutto ciò non avrebbe però avuto lo stesso significato se anche gli avversari non avessero saputo del sincero pentimento dell’autore del gesto”.
Ecco allora che Tommaso Giani, coordinatore del progetto “Non Solo Piedi Buoni”, contattato dal Bibbiena, una delle società che aderiscono al progetto, si offre per accompagnarlo, insieme ad un paio di compagni, al campo del Rosia per scusarsi personalmente del gesto. L’accoglienza è stata una sorpresa: tutta la squadra avversaria lo ha aspettato con una sciarpa del Rosia, da indossare quale simpatica “penitenza”, ed una merenda per parlare, conoscersi e confrontarsi in merito all’accaduto. “Un gesto di giustizia riparatoria - commenta la Lnd Toscana sulle proprie pagine social - che si contrappone alle maxi squalifiche che purtroppo, nella maggior parte dei casi, servono quasi esclusivamente a far uscire i ragazzi dal mondo dello sport anziché tentare di farli riflettere sull’errore per prenderne coscienza”.