Hanno cominciato a ritessere la tela della politica. Camaldoli, protagonista assoluta nei mesi di "cerniera" tra la fine della guerra e del fascismo da una parte e l’inizio della nuova stagione, prova a riprendere il suo posto. L’invito era arrivato a luglio 2023 dal presidente della Cei Matteo Zuppi, davanti al Capo dello Stato. "Una ripartenza? Non si può restare inerti, chiusi nel proprio io, bisogna avere il coraggio del noi". Lo chiedeva ai cattolici ("irrilevanti nella politica italiana? L’irrilevanza è non fermarsi accanto all’uomo mezzo morto nella parabola del buon samaritano") e i cattolici rispondono. Ieri nel Salone grande del Vescovado è stato presentato il libro sul Codice di Camaldoli (editrice Studium) frutto delle riflessioni negli 80 anni dell’evento. E il vescovo Andrea Migliavacca per primo ha raccolto il testimone passato dalla Cei. "Una Camaldoli per l’Europa: era la richiesta di Zuppi, ne abbiamo bisogno, in un continente schiacciato tra due blocchi". Un filo che è prima di tutto del telefono. "Ho chiamato il priore di Camaldoli, è l’ora di fare qualcosa"". Priore che è a capotavola nel salone: padre Matteo Ferrari, liturgista del Papa nei grandi eventi e durante la Madonna del Conforto predicatore dell’intera novena.
"È un confronto al quale siamo disponibili e che come allora sia tra laici, teologi e sacerdoti”. Un cammino già avviato. Intanto rimettendo stabilmente in calendario le settimane del Regno: la prossima è a novembre, un percorso di cultura politica centrato sull’attuale pontificato e sull’eredità del concilio. Poi con stimoli sparsi durante tutta l’estate. I laboratori dei linguaggi e della comunicazione a luglio, le conversazioni di agosto sulla "notte della democrazia e le luci per la pace". E forse soprattutto a settembre la settimana teologica della Fuci: tema? "Verso una Camaldoli europea". Detto e fatto: il monastero si tira su le maniche del saio e torna in campo. Sotto la spinta del priore e del vescovo, per un percorso che rimette in gioco i cattolici in politica.
Una direzione nella quale Tiziano Torresi, dell’Università Telematica Pegaso e curatore del libro, ricorda i punti fermi che portarono alla prima Camaldoli, quella del codice e del 1943. "Un percorso che si innestò tra il bombardamento di Roma e la caduta del fascismo, partì da un riavvicinamento tra il cristianesimo e il mondo contemporaneo, sotto la spinta del cardinal Montini e di Sergio Paronetto". Alla base lo stesso principio che Zuppi ha rievocato dando l’abbrivio a Camaldoli. "Non possiamo accontentarci di una fede privata". Ma un movimento che ieri come oggi "deve mettere al centro le competenze più diverse" ricorda, sostenuto anche da Sebastiano Nerozzi della Cattolica di Milano, la guida delle Settimane Sociali dei cattolici.
Davanti a loro politici di vari schieramenti, l’ex sindaco Giuseppe Fanfani, consiglieri regionali. E le tonache bianche dei camaldolesi, calate dal Casentino, di colpo unito alla città da una strada sempre più larga.