
"Capo d’Italia, giochi coi nipotini?" Bimbo scrive una lettera a Mattarella Lui la riceve e lo saluta nel piazzale
di Alberto Pierini
AREZZO
"Presidenteee": il bambino ha 7 anni ma la sua voce riesce ad attraversare tutto il piazzale di Camaldoli. E atterra dalle parti di Mattarella. Che si volta e gli regala uno di quei saluti con la mano che lo ha reso famoso. E il piccolo ricambia, agitandola come si fa alla sua età.
E’ la piccola storia che si incrocia con la giornata storica di Camaldoli. Una delle tante storie: perchè se ti guardi intorno, tra l’ombra dei giardini del ristorante e il sole a picchio davanti al portone, ce ne sono tante a fare l’occhiolino. Ma quella di Gioele è speciale.
Arriva da Genova insieme ai suoi genitori, Arrigo e Annalisa, che però hanno radici toscane, anche alle radici del loro incontro. E Gioele prima di arrivare aveva scritto una lettera al presidente, dedicandogli perfino un disegno.
Un disegno semplice: una bandiera tricolore, di quelle alle quali Mattarella non è certo insensibile, una colomba in cielo con un rametto d’ulivo e un arcobaleno. Ma la lettera è diretta al suo idolo.
"Caro presidente, era tanto tempo che io volevo incontrarti. Sono felice di poterlo fare qui a Camaldoli". I bambini superano tutte le distanze e il loro "tu" buca le formalità. E trovano perfino il modo di pizzicare perfino un presidente.
"Sono contento che tu sei il capo d’Italia perché sei un uomo di pace. Ma giochi ogni tanto con i tuoi nipoti? Fallo più spesso perché a loro piace molto"
Gioele è lì, con una maglietta a righe i cui colori ricordano parecchio l’arcobaleno del suo disegno. E quando vede Mattarella non resiste e lo chiama, ricevendone il saluto.
Presidente ancora all’oscuro: il resto lo scopre in fondo alle scale del chiostro del Maldolo. Perché il padre guardiano, quel Matteo Ferrari impegnatissimo a correre dappertutto nell’organizzazione logistica della tre giorni, trova un po’ di tempo anche per lui. Si fa dare la lettera e la fa leggere a Mattarella, che sorride davanti a quel suo nuovo amico. Amico al punto tale che in una seconda lettera lo invita anche a pranzo. "Vuoi venire a trovarmi? Io abito a Genova con la mamma e il papà e Giordano, il mio fratellino". Giordano nel sentirsi citato, Gioele ci legge la sua lettera nel piazzale, sobbalza divertito. In coda, perché gli inviti vanno fatti bene, c’è anche il suo indirizzo e perfino il numero di cellulare della mamma. "Io mi chiamo Arrigo Anzani" dice con orgoglio, lo stesso dei genitori.
Mentre intorno i capannelli si montano e si smontano. Il presidente sta per riprendere il volo verso Roma, alle spalle lascia la comunità camaldolese al completo. C’è anche padre Roberto Fornaciari, nuovo Vescovo di Tempio Pausania. "Sono stato in Sardegna due giorni, il 16 settembre sarò ordinato e farò ingresso nella mia diocesi" conferma tra gli abbracci. Una cerimonia all’aperto, non ci sono chiese abbastanza grandi per un evento del genere.
E non ci sono neanche i cellulari. O meglio sì ma vengono agitati in cielo, scossi come frullatori perché restano muti. Non c’è wi-fi che tenga, chi sbarca a Camaldoli scivola in una zona d’ombra che sembra alleata del silenzio e della riflessione. Un silenzio dal quale il padre generale Alessandro Barban saluta Mattarella ("Il suo esempio tocca gli animi di tutti gli italiani, le siamo grati per la passione e la finezza con la quale lei sa cogliere le difficoltà e le speranze").
Una lettera che potrebbe sottoscrivere anche Gioele, in fondo racconta la stessa cosa con le parole degli adulti. In cielo passa un elicottero: forse non è il presidente ma nell’incertezza tutti lo salutano con la mano.