
Carlotta nel caos Haiti: "La gente vive in strada fra scontri a fuoco e assalti alle provviste"
Bloccata nell’inferno di Haiti. Carlotta Pianigiani lavora per l’organizzazione non governativa africana Alima che si occupa di cure mediche.
"La situazione è ad altissima tensione: la capitale Port-au-Prince, dove mi trovo, è completamente bloccata dopo gli attacchi del fine settimana: ci sono circa 300 mila persone sfollate. Alcuni commando armati hanno assaltato due prigioni liberando circa 4 mila detenuti – racconta Carlotta Pianigiani – l’emergenza istituzionale è totale così come quella umanitaria e igienica: ci sono appena due bagni per quattromila sfollati".
Il pirmo ministro Ariel Henry, reduce da un viaggio in Kenya è costretto a un esilio forzato non essendo potuto rientrare in patria.
Da un mese Pianigiani si trova nella capitale Port-au-Prince che avrebbe dovuto lasciare domenica scorsa alla vigilia dei violenti scontri tra bande criminali locali che hanno anche attaccato l’aeroporto internazionale della capitale di Haiti causando la cancellazione di tutti i voli in partenza e in arrivo.
Carlotta si trova così impantanata nel caos del Paese più povero dell’America Latina: nessun volo commerciale internazionale, nazionale o privato, è atterrato sull’unica pista dello scalo dedicato a Toussaint Louverture. In passato Pianigiani ha lavorato anche a Dakar e Kinshasa, in Bangladesh, Repubblica Centrafricana e Sud Sudan per diverse organizzazioni umanitarie.
Dal 2016 ad Haiti non si celebrano più elezioni, per cui non ci sono presidente, Parlamento, governo e premier legittimi, e neppure una Corte suprema funzionante. Vari centri urbani, ma soprattutto la capitale, sono quotidianamente preda delle scorribande di gruppi armati che assaltano gli edifici pubblici, si scontrano con la polizia, sequestrano, violentano e uccidono, generando terrore nella popolazione che emigra dalle città verso regioni più sicure.
"La gente esce di casa solo per fare provviste, c’è un clima di incertezza totale – continua Pianigiani – i supermercati sono stati svuotati e sta finendo anche l’acqua potabile. La gente dorme uno sull’altro in mezzo alla strada, nelle scuole e negli edifici pubblici vandalizzati. L’ospedale più importante del Paese è stato saccheggiato e chiuso".
Il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è stato convocato per una riunione a porte chiuse in cui studierà il da farsi.
Ma l’operatrice umanitaria si sente protetta dai bisogni della popolazione locale: "Sanno che forniamo cure e per questo sanno che la nostra integrità fisica è un presupposto per accedere alle cure" spiega Pianigiani.
S.S.L.