REDAZIONE AREZZO

Caso Helenia, morì a Ristradelle. Manca il perito, salta l’udienza

I giudici della Corte d’appello non sono riusciti a trovare un esperto a cui conferire l’incarico . Dovrà valutare l’imputato accusato di omicidio stradale e assolto nel processo in primo grado. .

Helenia Rapini la volontaria Enpa di 29 anni morta in un incidente stradale

Helenia Rapini la volontaria Enpa di 29 anni morta in un incidente stradale

Caso Helenia, il perito non si trova e il ricorso in appello è congelato. Sì perchè anche l’udienza di ieri si è conclusa come quella del 6 dicembre scorso: la corte d’appello di Firenze non è riuscita a trovare un esperto a cui conferire l’incarico per la perizia nei confronti dell’imputato. Quindi? Tutto rinviato al 28 febbraio prossimo. Quello che viene fuori dalle aule del capoluogo è chiaro: i giudici hanno difficoltà a individuare un consulente con giuste competenze in materie, che non può essere un medico qualsiasi ma uno pneumologo con le giuste specializzazioni. Al centro del caso c’è la morte di Helenia Rapini la volontaria Enpa di 29 anni che morì in un incidente stradale nel dicembre del 2019.

Chi procovò lo schianto andò a processo per omicidio stradale e venne assolto in primo grado. “Il fatto non costituisce reato”, scrisse la gip Giulia Soldini nella sua sentenza. Significa che il fatto è stato commesso (è evidente, visto che è morta una ragazza) ma non costituisce reato perché il 49enne alla guida soffre di una sindrome che non lo rende imputabile. Era questa la tesi della difesa che poi convinse anche il tribunale. Adesso però il caso è riaperto e se ne discute a Firenze, alla corte d’appello. Ieri i giudici avrebbero dovuto conferire un nuovo incarico ad un nuovo perito che avrebbe dovuto mettere un punto dopo la “guerra di consulenze“ presentate tra accusa e difesa nel primo procedimento. Avrebbe, perché per l’appunto il perito non si è trovato. Per la seconda volta. Il nodo da sciogliere riguarda lo stato di salute dell’imputato. Secondo gli avvocati della difesa, Davide Scarabicchi e Giulia Brogi, il 49enne è affetto dalla sindrome delle apnee ostruttive del sonno che gli avrebbe causato, per l’appunto, un colpo di sonno. E per questo poi si sarebbe schiantato con l’auto che stava guidando Helenia, uccidendola. La teoria è stata supportata dal professor Pasquale Macrì, incaricato dalla difesa, e dal professor Piero Guido Ciabatti, nominato dal tribunale. Si tratterebbe di una malattia di cui l’uomo non sapeva di soffrire ma che si è manifestata quando era alla guida in quella strada di Ristradelle, cinque anni fa. Una sindrome che vale come scriminante nel procedimento penale. E da qui l’assoluzione. Adesso la palla è nelle mani dei giudici fiorentini, anzi di un consulente (che non si trova). Sarà il quarto che valuterà il caso.

Luca Amodio