Caso Hicham: l’esperto: "Anis ripudia il cognome del padre assassino per difendersi dal dolore"

ll criminologo Fabio Fedeli commenta il doppio delitto da ergastolo "Oltre ad aver assistito alle coltellate ha dovuto proteggere la sorella".

Caso Hicham: l’esperto: "Anis ripudia il cognome del padre assassino per difendersi dal dolore"

ll criminologo Fabio Fedeli commenta il doppio delitto da ergastolo "Oltre ad aver assistito alle coltellate ha dovuto proteggere la sorella".

di Gaia Papi

AREZZO

All’indomani della conferma dell’ergastolo per Hicham, l’uomo colpevole del duplice omicidio della compagna e della suocera, abbiamo parlato con il criminologo Fabio Fedeli.

Fedeli, come si spiega questa tragedia familiare?

"All’origine c’è soprattutto una questione culturale. L’educazione e la cultura formano la mentalità. Dove siamo vissuti diventa fondamentale per la nostra morale e per il nostro comportamento, prima in famiglia, poi nella scuola e infine nella società. Lo dimostra il fatto che, nonostante alcune leggi come il matrimonio riparatore, siano state abrogate e condannate dalla maggioranza degli italiani, in alcuni i permane ancora uno strascico culturale per cui il maschio è predominante".

È solo una questione culturale?

"In piccola parte rientrano anche i tratti personali. La nostra cultura si basa sul substrato della nostra personalità, ma è una percentuale irrisoria; la nostra morale, i nostri comportamenti dipendono da dove siamo nati: famiglia, scuola e società".

Di passi avanti ne sono stati fatti, ma...?

"Prima del 1981 nel codice penale, il codice Rocco, all’articolo 544 si parlava di matrimonio riparatore e al 587 di delitto d’onore, che prevedeva una pena da 3 a 7 anni per omicidio. Nel 1996 è stata abrogata la legge che parlava di violenza sessuale come delitto contro la morale pubblica, e non contro la persona. Rivoluzioni giuridiche che risalgono all’altro ieri. Se facciamo un salto nella costa marocchina la legge del matrimonio riparatore è stata abolita solo nel 2013. E il codice penale è stato rivisto nel 2011".

Cosa significa?

"Le riforme in Marocco sono molto orientate in positivo verso l’uomo, e nelle zone rurali i comportamenti vengono ancora imposti più dalle leggi sociali che da quelle giuridiche. Questo per dire che si presenta come una società in evoluzione, ma nella realtà della giustizia le pene non sono uguali fra uomo e donna. Per tradizione l’uomo è il padrone e la donna la proprietà. Principio, ahimè, che continua in parte a valere anche in Italia, altrimenti non ci sarebbero tanti femminicidi. Italia in cui sì, di passi avanti certo ce ne sono stati. Pensiamo solo che la potestà genitoriale, parità tra la madre e il padre in termini di diritti e doveri sui figli, ha preso il posto della patria potestà".

Una "cultura" dalla quale è possibile prendere le distanze?

"Se uccidi compagna e suocera significa che dentro ha l’idea che la donna sia di sua proprietà. In Marocco la persona che protegge una donna maltrattata è punita ancora con la galera. Detto questo, è difficile sradicare una cultura di un certo tipo in una persona già formata come Hicham che ha 38 anni. Diverso è per il figlio oggi 18enne, è nato qui, è italiano. Ha una cultura italiana".

Il figlio davanti alla decisione della corte di appello ha deciso di cambiare cognome e allontanarsi definitivamente dal padre...

"È una reazione normale. Ha visto il padre massacrare la mamma. La legge sostiene che assistere a maltrattamenti di per sè è una violenza. Nella mente di un giovane causa effetti devastanti. Lui oltre ad aver assistito a quella mattanza, doveva anche proteggere la sorellina di due anni. Cambiare cognome non è solo un atto nei confronti del padre, ma anche un modo per allontanarsi dalla persona che ha distrutto la sua famiglia: ha un significato simbolico".