LUCA AMODIO
Cronaca

Cerca casa dopo aver ucciso la madre. Resta in carcere ma chiede i domiciliari

La sua abitazione è sequestrata. "È provata, sa cosa la aspetta" dice il legale. "Ma è più una tragedia di un delitto"

L’appartamento di via Enrico Fermi il giorno del delitto, durante i sopralluoghi dei carabinieri e del reparto Sis di Firenze che hanno condotto i rilievi

L’appartamento di via Enrico Fermi il giorno del delitto, durante i sopralluoghi dei carabinieri e del reparto Sis di Firenze che hanno condotto i rilievi

Resta in carcere ma cerca una sponda per i domiciliari, una volta che dalla casa saranno tolti i sigilli. Il giudice per le indagini preliminari ha convalidato l’arresto e applicato la custodia cautelare in carcere per Giuseppina Martin, la 67enne che domenica scorsa ha strangolato la mamma nel sonno. Si chiamava Mirella Del Puglia, aveva 93 anni, da due settimane si era trasferita dal genere e dalla figlia perché il quadro elettrico di casa sua si era rotto. Tra le due donne non c’erano attriti particolari ma sulla Martin gravavano i compiti di cura e accudimento dell’anziana: non è confermato che la signora soffrisse di Alzhaimer ma le sue condizioni di salute erano precipitate negli ultimi tempi.

"Non ce la facevo più ero esausta ma dovevo chiedere aiuto", ha detto anche ieri mattina davanti al gip Claudio Lara. Una versione che aveva già reso davanti alla pm Francesca Eva che domenica l’ha interrogata fino a tarda serata. La donna ha risposto a tutte le domande della pubblico ministero titolare del fascicolo che dopo il delitto del Narghilè, a Terranuova, dell’ottobre del 2023 si ritrova sulla scrivania un altro fascicolo pesante: omicidio volontario, aggravato dal legame di sangue. Un reato per il quale si rischia l’ergastolo. E non solo: un capo d’imputazione per il quale non si può nemmeno chiedere riti alternativi ma si va dritti in corte d’assise, davanti a sei giudici popolari (oltre ai due togati).

Certo, ancora sia mo in fasi di indagini, non c’è stato alcun avviso di conclusione delle indagini né tanto meno una rinvio a giudizio ma l’orizzonte per il delitto di San Giovanni pare ben delineato anche se poi ci sarà da stabilire in aula quanto varranno le aggravanti e le attenuanti nel computo finale della pena. Intanto, una prima versione della donna è stata resa. Anzi, anche ripetuta. Già la mattina del delitto ll’ex dipendente comunale in pensione aveva chiamato il 112 per costituirsi: "Ho ammazzato la mamma, venite preso". Così era partito l’allarme in via Enrico Fermi, nell’appartamento dove vivevano tutti e tre. Una soluzione temporanea, in attesa di comprare una nuova casa, più grande, che potesse ospitare tutti e tre. E invece poi è arrivata l’esasperazione, "si alzava anche venti volte durante la notte, era spaesata", ha detto alla magistrata, assistita dall’avvocato Stefano Lusini. E così ha anche ribadito ieri davanti al giudice per le indagini preliminari durante l’udienza di convalida dell’arresto. Il gip Lara ha convalidato e disposto per la donna la custodia cautelare in carcere. Rimarrà in carcere a Sollicciano, almeno per il momento. Sì perché l’avvocato Lusini ha un piano: "Stiamo valutando una soluzione alterativa, cioè i domiciliari, pensiamo che non ci siano problemi". Adesso l’appartamento è sotto sequestro ma quando verranno tolti i sigilli magari si potrà aprirà la strada per una misura cautelare più lieve. "Non è un delitto ma una tragedia, seppur con le conseguenze penali di cui la donna è a conoscenza", dice Lusini.