REDAZIONE AREZZO

Chiuso il Caffè dei Costanti, Brocchi: "Non ci hanno rinnovato l'affitto"

Ieri l’ultima apertura del locale de ’La vita è bella’ di Benigni: era stato riaperto nel 2007 Il titolare: «Era il giorno della scadenza, alla richiesta la banca non ha risposto»

Pietro Brocchi ai Costanti

Arezzo, 15 novembre 2021 - La vita non è più bella al Caffè dei Costanti: lo storico bar, protagonista di alcune scene del film Oscar di Roberto Benigni, da ieri sera ha chiuso i battenti. Un’ultima domenica di apertura, il servizio ai tavoli come se niente stesse per succedere, l’eleganza intrinseca ad un locale che ha fatto la storia: e infine la serranda calata. «E’ vero, domani non riapro più».

Pietro Brocchi risponde con la cortesia di sempre, quella impressa nel dna personale e della quale aveva fatto la cifra di questa avventura iniziata nel 2007. Allora fianco a fianco con Marco Grotti: uno, Pietro, ci metteva il rigore finanziario, l’altro la creatività nella proposta al pubblico. Un tandem che si era rotto, pur rimanendo in buoni rapporti, negli ultimi anni, quelli della bufera.

Una divisione maturata esattamente due anni fa, alla metà di novembre del 2019. Pochi mesi e la pandemia ci avrebbe messo del suo, colpendo al cuore le casse già debilitate dell’esercizio. Che ora apre una voragine insopportabile per la città: un caffè simbolo, nato nell’ottocento per i soci dell’Accademia. E che ha seguito passo passo la trasformazione della città. Intorno ai tavoli personaggi, potenti, uomini di spettacolo. E che ora chiude senza prospettive immediate.

«Avevo chiesto il rinnovo dell’affitto: la Banca non mi ha dato alcuna risposta». Banca che in origine era Etruria, poi diventata Ubi, per passare infine il testimone a Banca Intesa. «Non apro un locale sul quale non ho più diritti da esercitare: la chiusura rimaneva l’unica possibilità». Soluzioni? «Al momento non ne vedo: se poi le intenzioni dovessero cambiare saremo qui a valutarle».

L’ultimo giorno di lavoro, a fianco i 12 dipendenti rimasti anche nei mesi del lockdown. «L’ho comunicato a tutti, senza drammi: la vita è fatta di queste cose». Alle spalle lo strappo che si era determinato negli ultimi anni. Davanti alla richiesta di acquisto di Igor Bidilo, un magnate kazako, le cui offerte si erano mosse sui caffè storici più rilevanti della Toscana, la banca aveva detto no, giudicando che non desse le garanzie necessarie, su tutti i piani, per l’operazione.

Un veto davanti al quale Brocchi e Grotti avevano aperto una causa, chiedendo i danni della mancata cessione: si è sempre parlato di circa un milione di euro.Uno strappo che ha pesato sulla scelta finale? E’ presto per capirlo.

La vicenda ha portato anche ad un’inchiesta di Siena proprio sulla richiesta di cessione del magnate e sulle eventuali pressioni sulla banca perché la accettasse. Pagine recenti, che ora si vanno ad incrociare con la storia del locale. Era stato riaperto con una festa di piazza nel dicembre del 2007. Il suo cammino si è arenato alle porte di un altro Natale