MARCO CORSI
Cronaca

Chiuso il procedimento di bonifica di Podere Rota

Centro Servizi Ambiente Impianti SpA non ha alcuna responsabilità nel presunto superamento dei limiti di sostanze inquinanti nei terreni adiacenti alla discarica.

I vertici di Csai in conferenza stampa.

I vertici di Csai in conferenza stampa.

Arezzo, 18 febbraio 2025 – Dopo quasi due anni di indagini, analisi ambientali e udienze, la Conferenza dei servizi della Regione Toscana ha chiuso definitivamente il procedimento sulla bonifica di Podere Rota, stabilendo che Centro Servizi Ambiente Impianti SpA non ha alcuna responsabilità nel presunto superamento dei limiti di sostanze inquinanti nei terreni adiacenti alla discarica. L'azienda è stata dunque completamente esonerata da qualsiasi correlazione con la presenza di inquinanti nella falda sottostante e nei suoli circostanti. Ad annunciarlo questa mattina, nel corso di una conferenza stampa, Andrea Fratini, presidente di CSAI, Marco Buzzichelli, amministratore delegato e Luca Zipoli - responsabile tecnico del Centro Servizi Ambiente Impianti. Secondo quanto emerso dagli studi condotti, non sono state riscontrate anomalie nel quadro ambientale della discarica di Casa Rota. Le analisi hanno rilevato tracce di sostanze, tra cui solfati, che tuttavia rientrano nei limiti di legge previsti per la zona del Valdarno, un'area in cui la presenza naturale di solfati è storicamente più elevata rispetto ad altre regioni. Un altro procedimento, ancora in corso, riguarda invece il superamento dei limiti di cromo e cromo VI lungo la Strada Provinciale 7 di Piantravigne.

"Tuttavia - ha spiegato CSAI - anche in questo caso, le indagini hanno escluso un legame tra queste contaminazioni e la gestione dell’impianto di Podere Rota. I superamenti sono stati attribuiti all’uso di terre di riporto impiegate nella costruzione della variante della nuova strada di Piantravigne, e non all’attività della discarica". I vertici della società hanno sottolineato che, paradossalmente, è stata proprio la collaborazione di CSAI a permettere l’individuazione delle anomalie. Fin dall’inizio, infatti, l’azienda ha partecipato attivamente alle indagini ambientali, facendosi carico dell’intero Piano di caratterizzazione dell’area, compresi terreni non di sua proprietà. Le analisi condotte da ARPAT e dall’Università di Firenze hanno confermato che non esiste alcuna relazione tra l’inquinamento riscontrato e l’attività della discarica. "L’azienda, che per mesi ha subito ingenti danni economici e d’immagine a causa delle accuse ricevute, risulta ora parte danneggiata e ha già ottenuto la costituzione di parte civile nel processo in corso al Tribunale di Firenze sull’inquinamento da KEU - hanno spiegato i vertici dirigenziali.- Per lungo tempo CSAI è stata indicata, da più parti, come responsabile dell’inquinamento, quando invece le indagini hanno dimostrato il contrario. Anzi, l’azienda ha agito in prima linea per segnalare potenziali criticità ambientali: nel 2020, fu proprio CSAI a notificare ad ARPAT e alla Regione Toscana la presenza di valori superiori ai limiti di legge nei terreni adiacenti alla discarica. Questa segnalazione ha dato il via alle indagini che oggi certificano la sua estraneità ai fatti".

"Sin dall’inizio della vicenda, CSAI ha adottato un atteggiamento responsabile, implementando misure per la tutela del territorio - hanno aggiunto Fratini, Buzzichelli e Zipoli - Tra gli interventi effettuati, l’azienda ha realizzato coperture con teli impermeabilizzanti nelle aree interessate, per prevenire la dispersione di sostanze inquinanti nelle falde acquifere. Ora che il Piano di caratterizzazione è stato completato e la Conferenza dei servizi ha sancito l’assenza di responsabilità dell’azienda, CSAI può considerarsi una "proprietaria incolpevole" dei terreni coinvolti, al pari del Comune di San Giovanni Valdarno, del Comune di Terranuova Bracciolini e della Provincia di Arezzo". La Regione Toscana, in qualità di autorità competente, dovrà ora individuare i veri responsabili della contaminazione lungo la SP7. Al termine del procedimento, CSAI valuterà eventuali azioni legali per ottenere un risarcimento per i danni subiti, non solo per l’inquinamento ambientale "ma anche per le dichiarazioni rilasciate da soggetti pubblici e privati che, nel tempo, hanno contribuito a diffondere accuse rivelatesi infondate".