LUCIA
Cronaca

"Ci guidavano le stelle" La memoria di 100 anni fa nei murales di due donne Quel filo rosa nella storia

Cristina, Carolina e il testimone che arriva dai fatti di Renzino. Nel percorso si moltiplicano le protagoniste della Resistenza. Il sacrificio di Luisa, la staffetta di Angiolina, la sfida di Gina.

"Ci guidavano le stelle"  La memoria di 100 anni fa  nei murales di due donne  Quel filo rosa nella storia

"Ci guidavano le stelle" La memoria di 100 anni fa nei murales di due donne Quel filo rosa nella storia

Lucia

Bigozzi

Nella notte ci guidano le stelle. Il filo rosso le disegna sulla tela della prima bandiera antifascista. Carolina Melacci cuce e ricama di nascosto. Lo fa di notte. Gli anni Venti del Novecento soffiano in Valdichiana un vento nuovo. A Foiano nel 1919 ci sono i primi scioperi, le prime battaglie sindacali e politiche: terreno fertile che due anni più tardi apre la via ai fatti di Renzino, nel 1921. Carolina cuce e ricama le bandiere della ribellione per il fratello Bernardo Melacci, anarchico, tra i protagonisti della rivolta contro le camicie nere.

Lavora in silenzio, dentro casa, ma il suo attivismo sarà determinante per l’impegno del fratello e il nascente movimento antifascista fatto da contadini, socialisti, anarchici e comunisti.

Carolina conosce Cristina Tralci, segretaria della sezione femminile del Partito Socialista Italiano tra il 1919 e il 1921. Dopo la scissione di Livorno, Cristina guida la sezione femminile del Pci. "Donna impegnata sotto ogni aspetto e validissima oratrice" è scritto nel suo profilo. Carolina e Cristina condividono la battaglia antifascista che in Valdichiana seminerà il germe della Resistenza e passerà il testimone ad altre donne al fianco dei partigiani, come Angiolina Grazi, staffetta della squadra "Volante Teppa" guidata dal comandante Licio Nencetti.

Ma ci si dovrà arrivare più di venti anni dopo, nel 1944, attraverso la ferocia delle scorribande squadriste, prima e dopo i fatti di Renzino. Ci si dovrà arrivare con il sacrificio di tanta gente incarcerata, picchiata, spedita al confino, uccisa.

Case devastate, bestiame bruciato vivo nelle stalle. Maria Luisa Bracciali, è una contadina. Il 18 aprile 1921 nella rappresaglia delle camicie nere il giorno dopo i fatti di Renzino, difende gli animali facendo loro scudo con il corpo. I fascisti cercano i sovversivi e perquisiscono a tappeto le campagne e il paese. La sua casa viene incendiata e Maria Luisa uccisa davanti alla stalla degli animali.

"Nella notte ci guidano le stelle". Carolina e Cristina ci credono e nella notte della libertà ricamano le stelle della speranza sulle bandiere e nelle piazze perchè altre donne raccolgano quel vessillo. Il 17 aprile 1921 a Foiano è un giorno di sangue. Una settimana prima i fascisti hanno minacciato Galliano Gervasi, primo sindaco a capo di una giunta social-comunista, dopo la scissione di Livorno. Gli intimano di dimettersi, lui rifiuta. Scatta la punizione: a Foiano arrivano centocinquanta camicie nere che un’altra donna, Gina Bartoli, tra le prime iscritte al Pci descrive così: "Erano armati fino ai denti con armi da guerra e sui tre camion dell’esercito monarchico savoiardo, protetti dai reparti di militari. Dettero fuoco e devastarono tutte le sedi delle Leghe sindacali, delle cooperative di consumo e di lavoro rosso".

La sua memoria è custodita nell’Archivio Anpi "Istituto storico dell’Antifascismo e della Resistenza in Valdichiana", insieme a oltre seimila documenti raccolti dal partigiano Ezio Raspanti, tra i protagonisti della lotta ai nazisti. Un archivio documentale che ricostruisce una lunga fase storica, dai primi del Novecento al dopoguerra, attraverso le testimonianze dei sopravvissuti. Una memoria che oggi può essere condivisa solo grazie al lavoro al quale Raspanti ha dedicato settant’anni di vita.

Documenti, annotazioni, fotografie che riportano a quel 17 aprile 1921, a Carolina e Cristina. Alla spedizione punitiva delle camicie nere, segue l’imboscata di Renzino. Vengono uccisi tre squadristi e scatta una brutale rappresaglia. Cristina Tralci è nella lista nera. Gina Bartoli racconta: "I fascisti presero Cristina Tralci e la portarono in piazza del Grano, la fasciarono nel Tricolore e con le pistole alle tempie gli fecero rinnegare il suo ideale, come derisione" (tratto da "Foiano e dintorni, tra memoria e storia", a cura di Ezio Raspanti e Giovanni Verni, pubblicato dalla sezione foianese Anpi, Comune, Provincia, Regione Toscana e Cgil Arezzo).

"Nella notte ci guidano le stelle": oggi a Foiano la frase campeggia nel murales accanto alle scuole, perchè la memoria, anche visiva, parli ai giovani di ideali, del coraggio, della speranza più forte della paura. Nel murales la bandiera di Carolina avvolge Cristina mentre mobilita le coscienze alla ribellione. Il vento agita il vessillo e i loro capelli: è il soffio della libertà che da allora, cammina sulle gambe di tutti. Il coraggio oltre la paura. Tra il 1943 e il 1944 Angiolina Grazi, supporta l’azione dei partigiani: il grosso delle squadre è concentrato nelle montagne del Casentino, vicino alla linea gotica. Lei collabora con gli uomini della Volante "La Teppa" guidata da Licio Nencetti. Sa di rischiare ma apre la sua casa al partigiano Ezio Raspanti, ferito alla mano e ricercato dai nazisti. Angiolina sa che le stelle di Carolina e Cristina sono la luce che guida nella notte.

Storie di donne nelle retrovie della storia, eppure fondamentali nell’intreccio tra vittime e sopravvissuti che hanno dato testimonianza e costruito la memoria. Carolina e Cristina ricamano stelle sulle bandiere e nelle piazze: sono ancora loro a illuminare la notte.