
Il cardinale Bassetti insieme al. Papa. che lo chiamò alla guida della Cei. In alto: in Duomo per la Madonna del Conforto
"Papa Francesco conosceva bene la Madonna del Conforto, ne ho parlato con lui tante volte". Gualtiero Bassetti, già presidente della Cei, rilegge il suo rapporto con Bergoglio e ricuce i momenti più cari tra i tanti che custodisce. È stato Francesco a volerlo cardinale e poi alla guida della Conferenza episcopale italiana e sono innumerevoli gli incontri nei quali Bassetti ha portato nel Palazzo Apostolico anche un pezzo di Arezzo. Ieri è stato a pregare con gli altri cardinali che si stanno preparando al Conclave (lui è impegnato nei lavori delle Congregazioni ma non vota perchè ha più di 80 anni) e di ritorno dalla basilica di Santa Maria Maggiore riavvolge il nastro dei ricordi. Con uno sguardo al Papa che verrà.
Cardinale Bassetti qual è il vuoto più grande che le lascia Papa Francesco?
"Si rintraccia sul volto di tantissime persone che lui aiutava, moralmente e anche materialmente. Persone fragili, poveri, migranti: tutti si sentivano protetti e sostenuti dal pontefice. Aveva la capacità di una bellissima paternità".
Come era nato il vostro rapporto e la nomina alla presidenza della Cei?
"Dopo una ventina di giorni dalla sua elezione, andai insieme ai vescovi umbri in Vaticano per la visita ad limina. Ero arcivescovo di Perugia e vicepresidente della Cei. Francesco chiese a ciascuno che ruolo avessimo e rimase colpito dal fatto che ero vicepresidente della Cei. Una decina di giorni dopo, portai in udienza generale dal Papa un gruppo di persone dall’Umbria e notavo che lui mi guardava con una certa insistenza quando andai a salutarlo. Poi mi chiese di incontrarlo l’indomani mattina. Ci incontrammo alle 9 e da quel momento oltre al rapporto del vescovo con il Papa, si stabilì anche un rapporto di amicizia e confidenza molto bello che è durato nel tempo.
Quale momento, aneddoto, le sovviene pensando a Francesco?
"Quando mi mise la berretta cardinalizia, nel 2014. Durante il rito mi disse: ti affido il titolo della chiesa di Santa Cecilia, una tra le chiese più antiche e belle di Roma, in Trastevere. Cecilia è la patrona del canto, Francesco puntò il dito verso di me e disse sorridendo: e impara a cantare! Piccoli ricordi, ma a me molto cari".
Le era stato molto vicino, durante la sua malattia con il Covid. Aveva avuto modo di parlargli della Madonna del Conforto?
"Certamente. Lui era molto devoto alla Madonna. Non si muoveva da Roma se prima non faceva una visita in Santa Maria Maggiore. Una volta gli ho raccontato la storia della Madonna del Conforto e parlato della grande devozione degli aretini. Lui rispose: la Madonna è la mamma e ogni popolo ha la sua. Anche quest’anno davanti a quell’immagine mi sono commosso".
C’è un filo comune anche nella prova della malattia?
"Sì, anche io ho avuto la polmonite bilaterale e come lui ho rischiato di morire. C’è una storia che ci lega, oltre all’intesa in tanti anni di collaborazione. Ho sentito la sua perdita, la perdita di chi nella Chiesa rappresenta Pietro. Papa Francesco era un uomo di una umanità straordinaria e una spiritualità profonda".
Come giudicava il suo grande lavoro sul Mediterraneo e in quella occasione gli aveva parlato di Rondine?
"Sì. Ci ha anche ricevuti con Rondine e Vaccari. Conosceva molto bene la realtà della Cittadella della Pace e ho avuto modo di parlargliene. Una realtà molto significativa e per certi aspetti unica al mondo: è un luogo dove i nemici vivono insieme per disintossicarsi del risentimento e scoprire la fraternità. Vengono formati per essere i futuri leader nei loro Paesi e imparano che il nemico non esiste, è un concetto che si crea per avere poi motivo di combattere. Vaccari lo insegna molto bene ai ragazzi. Sarò a Rondine nella giornata in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella visiterà questa bellissima realtà. Da vescovo della diocesi aretina sono stato tra i primi a sostenere Rondine e l’ho sentita come realtà anche un pò mia.
Non le chiedo nomi, ma che caratteristiche dovrebbe avere il futuro Papa per riprendere il lavoro di Francesco?
Il lavoro di Francesco, in modalità o con sensibilità diverse va ripreso perchè ha contribuito moltissimo alla costruzione della Chiesa come popolo di Dio, ha amato profondamente la gente e questi sono elementi importanti di cui la Chiesa non si potrà mai dimenticare. Come Papa ci lascia una particolare eredità, l’eredità della misericordia. Era un uomo essenziale e piaceva tanto alle persone perchè riprendeva il messaggio del Vangelo e lo applicava alla vita".