REDAZIONE AREZZO

"Ciao Jacopo": il saluto e i palloncini dei compagni di scuola dopo il funerale

I bambini avevano legato a ciascuno un biglietto per l'amico perduto. Messa in forma strettamente privata poi la carezza dei ragazzini del Convitto e delle insegnanti

I palloncini per Jacopo

Arezzo, 20 maggio 2020 - Quando il loro amico, morto sabato sera giù dal terzo piano, è uscito di chiesa, erano tutti intorno, a semicerchio. I suoi compagni di terza elementare, con i palloncini e i messaggi pronti da lanciare in aria. Tutti per Jacopo Bacis: prima i funerali in Cattedrale, davanti alla famiglia e agli amici stretti, e poi l’addio fuori dei bambini.

«Ciao Jacopo»: la sua foto troneggia al centro di un lenzuolo, intorno tutti i nomi dei suoi amici. Volevano lanciare quei palloni dalla terrazza del Convitto,poi la famiglia di Jacopo li ha chiamati: venite, vorremmo esserci anche noi. E in effetti Michele Bacis e la moglie Cristiana li hanno salutati uno a uno, con emozione. Una carezza, di quelle che nell’epoca del Covid sono quasi abolite da mesi.

Ad una classe provatissima da questa vicenda. Per questo nè gli insegnanti nè il preside li hanno mai lasciati soli. Ad uno dei bambini il pallone era volato via prima di attaccarci il bigliettino: disperato,come se avesse perso un’altra volta il contatto con l’amico perduto. Ma le maestre lo hanno aiutato.

E il capo dei vigili Aldo Poponcini (per una volta più nonno che comandante) ha permesso loro di mettersi tutti intorno al portone. Un applauso al feretro, bianco come i palloncini, e poi il lancio. I bigliettini erano chiusi, messaggi personali all’amico perduto.

Un abbraccio che è seguito a quello in Cattedrale della cerimonia religiosa. Celebrata da don Alvaro Bardelli,nella cappella della Madonna del Conforto, proprio quello che tanti vorrebbero far arrivare alla famiglia così colpita. Don Alvaro che della coppia e dei bambini era anche amico di famiglia: lì, nella sua parrocchia.

Era stato tra i primi a presentarsi a casa loro sabato sera, tra i primi a cercare e a trovare le parole per provare ad aiutarli a convivere con quel dolore straziante. Il dolore di aver perso un figlio in pochi secondi. Forse per un gioco fatale, inseguendo una realtà che gli stava sfuggendo di mano.