
di Silvia Bardi
C’è un uomo che soffia nel corno a simulare il mese dei venti, marzo. Un suono che evoca anche l’inizio di tutto, della rinascita, della natura, la primavera. Se tutto fosse normale. Ma questo marzo, come quello dell’anno scorso, normale non è.
E il "racconto" del Ciclo dei mesi della Pieve ce lo ricorda. Per questo è stato messo simbolicamente all’inizio della edizione speciale del Bollettino della Brigata degli amici dei monumenti. C’è la storia di Arezzo in quelle 200 pagine, una edizione annuale per compensare un’attività che si è dovuta fermare per un anno e per ricordare che "In tempore covid" la bellezza che ci circonda può fare la differenza soprattutto se la si guarda con occhi diversi. La Brigata e il suo presidente Claudio Santori hanno pubblicato una edizione speciale dedicata ai tesori aretini scritti da saggisti e studiosi. Si va dal ciclo dei mesi alle fortificazioni medievali di Pieve Santo Stefano, terra di frontiera, descritte da Simone De Fraja che ne ha individuate 32, tutte dettagliatamente catalogate.
Riapre una vecchia ferita la storia della Galleria comunale d’arte contemporanea nata per ospitare le opere del Premio Arezzo ricostruita da Dario Tenti e Michele Loffredo e destinata a trovare casa nella Galleria comunale di San Francesco la cui collezione sembra dispersa tra uffici e scantinati o distrutta dall’incuria. Nata nel 1965 segnerà la rinascita artistica e culturale della città, con grandi firme a insegnare nelle scuole o collaborare con UnoAErre che qui lasciano le loro opere, con nomi eccellenti in giuria e grandi mostre con Burri, Fontana Guttuso, de Chirico, Magritte. Un’altra ferita è l’abbattimento della ciminiera della Sacfem ricordata nel saggio di Tiziana Nocentini, baluardo di archeologia industriale, simbolo dell’industria aretina, che rimanda alla parabola di un altro gigante, la Buitoni nel saggio di Matteo Martelli.
Doveroso un omaggio agli artisti aretini come Giorgio Vasari da parte di Franco Cristelli, Pietro Benvenuti e le sue opere inedite, Bartolomeo della Gatta riletto da Michele Tocchi e Luigi Ademollo ricordato da Amedeo Ademollo. L’arte antica come quella delle vetrate istoriate in Valdichiana è raccontata dalla maestra vetraia e restauratrice Olimpia Bruni.
Tra le curiosità, l’ottocentesca casa in terra cruda ad Alberoro, tra la chiesa di San Marco e il bar, come spiega Caterina Romano, un impasto di terra e argilla che ha resistito fino a oggi. Ma è il racconto dei mesi sulla facciata della Pieve proposto da Pierangelo Mazzeschi a scandire l’anno appena trascorso fra gennaio con il paiolo sul fuoco dove cuociono rape e cipolle con le salsicce stese ad affumicare. Con febbraio in cui si preparano gli attrezzi agricoli in attesa che la natura si risvegli tra marzo e aprile, fino al maggio rappresentato dal cavaliere andante, mese di guerra, crociate e amori. Il grano maturo è giugno, la mietitura è a luglio, ad agosto si preparano le botti in vista della vendemmia di settembre, si semina a ottobre, si raccolgono le rape a novembre e si uccide il maiale a dicembre. Gesti semplici, concreti, legati alla natura. Un richiamo, un monito a distanza di mille anni, a rispettare la grande madre natura.