Città 30, dibattito aperto. Casi: "Qui è irrealizzabile il modello Bologna"

L ’assessore spiega lo schema della mobilità sostenibile e gli interventi . L’obiettivo è pontenziare un sistema integrato che garantisca la sicurezza.

Non è Bologna e neppure una "Città 30", ma il tema alimenta la discussione anche in città. Le polemiche che tengono banco sui quotidiani dopo il botta e risposta tra il ministro alle infrastrutture Matteo Salvini e il sindaco bolognese Lepore interrogano automobilisti e amministratori. Arezzo non è una Città 30", ovvero lo schema per il quale si conferma il limite di velocità creando le condizioni per una sorta di "coabitazione" tra veicoli, pedoni e ciclisti. Qui lo schema è diverso perchè l’amministrazione comunale punta sulle "Zone 30" ovvero un sistema integrato che punta al potenziamento della mobilità sostenibile. Come? Con una serie di inyterventi su marciapedi allargati, "isole" realizzate con rientranze lungo i camminamenti per pedoni, ovviamente limiti di velocità, ma anche con piste ciclabili. Del resto, spiega l’assessore Alessandro Casi, "nella nostra città stiamo portando avanti una maniera diversa di sviluppo della mobilità sostenibile. Puntiamo al pontenziamento dei percorsi ciclabili con l ’obiettivo di offrire servizi efficienti ai cittadini ma al tempo stesso valorizzare politiche centrate sulla sostenibilità. Le zone 30 sono funzionali a questa impostazione che intendiamo svilluppare". Le "zone 30" sono per ora attivate in un reticolo di vie secondarie: a Saione ad esempio, è stato realizzata "una pista ciclabile, marciapiedi separati rispetto alla carreggiata, percorsi che in origine erano tratteggiati con segnaletica orizzontale ora sono stati migliorati e resi più funzionali".

La visione di insieme è armonizzare gli interventi per rendere la mobilità integrata a misura d’uomo, non solo automobilista ma pure pedone e ciciclista. In quest’ottica, l’assessore Casi sottolinea che l’idea di tradurre in città lo schema di Bologna con la "Città 30", ovvero un limite di velocità a trenta chilometri orari esteso e diffuso, dalle nostre parti almeno nell’immediato futuro non è praticabile. Il ragionamento ruota attorno alla volontà di garantire la sicurezza dei pedoni e dei ciclisti ma senza puntare sulla tenaglia del limite di velocità portato a trenta chilometri orari, come invece accade a Bologna.

Da Saione alla zona del duomo e ancora il tratto di Guido Monaco, via Crispi e via Roma: qui la sperimentazione della mobilità sostenibile è già in corso con gli interventi sui marciapiedi e il controllo sulle carreggiate. Ed è su questa via che Palazzo Cavallo intende proseguire il cammino calibrando il piano di azione.

Per ora si guarda in casa propria, lasciando il caso Bologna oltre i confini appenninici.

LuBi