La Città del Natale chiude le porte, la Città del Natale spalanca le porte. Le chiude a un’edizione che resterà negli annali: un milione e mezzo di presenze, l’accordo con Eurochocolate, lo sbarco di un grande presepe, l’ampliamento del percorso. Ed è pronto a spalancarle per l’anno già partito. "L’obiettivo? Continuare ad allargare il perimetro come abbiamo già fatto quest’anno aggiungendo Sant’Agostino in maniera strutturale e piazza del Comune con l’arrivo di Eurochocolate. Tutto questo per migliorare l’offerta di visitatori e renderla ancora più attrattiva". L’assessore Simone Chierici, asciutto come sempre, indica la direzione, senza nascondere la soddisfazione per la festa ormai alle spalle, uno straordinario successo. Non ammetterà mai di aver ospitato un milione e mezzo di persone ma, sotto sotto, comincia a crederci e prova a rilanciare. Come lui l’associazione commercianti, dalla cui idea sul mercato tirolese tutto è partito, anche se lascia alla Fondazione il centro della scena. Allargare dove? Qui le bocche si cuciono con il filo spinato ma almeno una strada, e non l’unica, sembra obbligata: l’Anfiteatro. Non è un mistero, da anni l’area storica è nei radar della Città del Natale: certo, deve superare un problemino, riaprire dopo oltre un anno l’accesso di via Crispi, in ghiaccio a causa di un albero pericolante.
Ma se il Natale muove le montagne, potrebbe perfino riaprire quel cancello. Per farne cosa? Chissà, magari un presepe vivente, di quelli che tolgono il fiato e che stavolta hanno esordito al Praticino, o meglio nel giardino di fronte alla Biblioteca. Vedremo. Eurochocolate fa filtrare con dodici mesi di anticipo la totale disponibilità a rimanere. Ha viaggiato su numeri straordinari, circa 25mila presenze al giorno, e sarebbe pronta ad alzare la potenza di fuoco, come a Perugia. Poi sul piatto c’è la richiesta dei Tirolesi, pronti a rimanere fino al 6 gennaio, proprio come i mercatini del nord, a patto di restare in piazza Grande.
Su questo per ora nessun commento dai protagonisti, anche se è chiaro che Ascom non farà orecchie da mercante al socio storico. In ballo ci sono però i rapporti con la Fiera, che andrebbe "sfrattata" da piazza Grande per due volte. Due su dodici, anzi tre considerando il Saracino, non sono poche: ci vorrebbe almeno che in cambio decollassero due edizioni "monstre", quelle di giugno e dicembre, tre giorni filati offerti sul piatto d’argento dal calendario. E fare passi avanti su nodi mai risolti: come quello della luce e che d’inverno chiude in pratica la Fiera poco dopo le 16. Vedremo.
Intanto tra i protagonisti del mercatino delle meraviglie del Prato è girato una sorta di sondaggio sui punti da migliorare. Uno dei punti caldi sarebbe la pista di pattinaggio: un pezzo forte del parco ma potrebbe e dovrebbe presentarsi molto meglio di quanto non faccia, il telone non è un abito nuziale e di natalizio ha più o meno solo il calendario alle spalle. Molto migliorati i bagni in questa edizione, anche grazie alla buona idea di far pagare l’ingresso, c’è da lavorare sui parcheggi, tra camper e resto del mondo. La soluzione, suggeriscono in tanti, potrebbe essere quella di utilizzare l’attuale area del Luna Park, naturalmente trovando ai giochi un’alternativa di livello.
I bambini che la frequentano hanno i loro diritti, sia chiaro. Ma se si può incidere su piazza Grande perché è proprio così proibitivo un cambio di rotta su via Duccio da Buoninsegna? Ai posteri, anzi ai mesi prossimi, l’ardua sentenza.