
di Federico D’Ascoli
Niente accordo, anche se tra la nuova proprietà di Clouditalia e le rappresentanze dei dipendenti si continua a trattare a oltranza. Gli oltre settanta lavoratori che fanno parte della cessione del ramo di azienda di Eutelia in questo momento si trovano in telelavoro causa Covid ma presto potrebbero dover fare i bagagli per spostarsi a Firenze. Una data non è fissata e nemmeno una sede precisa (probabilmente nella zona industriale a nord del capoluogo regionale) ma la volontà di Irideos, colosso dell’information technology che ha rilevato Clouditalia non è disposto a discutere di sedi alternative. Ci aveva provato Aruba (che ha acquistato l’edificio ex Eutelia di via Calamandrei) ad aprire una trattativa per la sede, ci avevano provato i dipendenti appellandosi al Comune per trovare una sede alternativa in città a un canone di favore. Ma l’intenzione dell’azienda è quella di centralizzare i lavoratori a Firenze, senza se e senza ma. Questo nonostante che, avevano scritto i dipendenti qualche mese fa: "La situazione aziendale, anche a seguito dell’emergenza sanitaria, è di crescita economica e non di crisi. Arezzo, poi, vanta la reputazione di polo digitale grazie alle attività di Clouditalia e di altre importanti realtà del settore a livello nazionale e internazionale. Questo allontanamento dal territorio aretino sottrae valore imprenditoriale a tutto il distretto industriale della città".
L’offerta presentata ai rappresentanti sindacali è quella di stare tre giorni alla settimana in telelavoro per i prossimi tredici mesi oppure l’offerta di diciassette mensilità per chi dovesse decidere di lasciare il posto di lavoro. Offerta prontamente rispedita al mittente: "Rivendichiamo una sede che si trovi in prossimità di una delle principali stazioni ferroviarie della città di Firenze e un contributo per le spese di viaggio", si legge in una nota unitaria di Cgil, Cisl e Uil con le Rsu di Clouditalia.
Il coronavirus sta allungando i tempi della vertenza, con lo stato di emergenza che potrebbe durare fino al 31 gennaio 2021, in base alle intenzioni espresse qualche giorno fa dal premier Conte. Per questo i lavoratori avranno ancora a disposizione qualche mese di smart working prima di decidere. Nel frattempo si lavora per trovare la soluzione migliore per i dipendenti, molti dei quali con famiglia a carico, per limitare i disagi legati a uno spostamento di sede di circa 90 chilometri e con mezzi pubblici più o meno inesistenti.