![](https://www.lanazione.it/image-service/version/c:OGRkODgzNjAtOTJmMy00:YWJkMzMw/cocaina-foto-d-archivio-dire.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
Cocaina, foto d'archivio Dire
Arezzo, 2 aprile 2019 - Chissà se è il giorno del redde rationem per la mamma che ha iniziato alla cocaina la figlia di appena 14 anni. Il processo è fissato per oggi, ma la vigilia è ancora carica di incertezze sul fatto se si farà davvero o se invece ci sarà un rinvio. Certo è che i dettagli di questa storia che pare uscita da un romanzo di Dickens si fanno sempre più inquietanti man mano che trapelano dalle carte giudiziarie. La droga è stata solo l’ultima tappa delle vessazioni che venivano imposte alla ragazzina casentinese e che lei stessa ha svelato in uno sfogo liberatorio all’ospedale di Bibbiena in cui era stata ricoverata il primo luglio dopo l’ultima razione di botte ricevuta dalla madre.
Più eloquente di tante parole è il capo di imputazione contestato dal Pm Chiara Pistolesi: «Con condotta abituale e sistematica di violenza fisica e psicologica, spesso dopo aver abusato di alcool e stupefacenti, maltrattava la figlia minorenne instaurando un clima di terrore alimentato da frequenti esplosioni di violenza fisica e verbale, caratterizzato da continue vessazioni...della figlia sottoposta a continue umiliazioni e avviata all’uso di sostanze stupefacenti».
Quanto basta al Pm per ravvisare sia il reato di maltrattamenti che quello di spaccio, nella sua versione più grave, quella dell’articolo 1 della legge antidroga, con l’aggravante di aver agito in danno di una minore. Il che comporta l’aumento di un terzo della pena già pesantissima: da 6 a 20 anni. Significa che la quarantacinquenne casentinese, difesa dall’avvocato Ingrid Bonaviri, rischia almeno nove anni se arriverà la condanna.
L’adolescente ha già confermato le sue prime accuse nel corso dell’incidente probatorio, l’anticipo di processo con valore di prova che serve per evitare a un minore di sottoporsi allo stress come parte lesa di un pubblico dibattimento. Quanto è bastato perchè il Gip disponesse nei confronti della madre il divieto di avvicinamento alla figlia che è tutt’ora in vigore. La quattordicenne è stata ovviamente sottratta a un ambiente familiare così degradata e sistemata in una comunità. Oggi sarà parte civile per lei, con l’avvocato Adolfo Bendoni, il padre naturale.
All'inizio, spiegano fonti dei carabinieri che hanno condotto le indagini, pareva soltanto una lite fra un’adolescente particolarmente vivace e una mamma un po’ particolare. Poi il racconto della ragazzina: da mesi mi dà cocaina direttamente dentro casa. Gli operatori sanitari che raccolgono lo sfogo non possono che riferirne alla Usl, la quale a sua volta informa i carabinieri.
Pochi giorni per scandagliare dentro questa situazione familiare così umiliante e drammatica e arrivano i primi riscontri: almeno negli ultimi mesi prima del 1 luglio 2018 del ricovero, c’è stato un passaggio sistematico di cocaina dalla madre alla figlia. Il resto lo fa il Pm Pistolesi, chiedendo il divieto di avvicinamento e l’incidente probatorio. Ora siamo quasi all’ultima tappa di un’odissea che fa paura solo a sentirla raccontare