
Come funzionano questi dispositivi. Materiali idonei e pulizia costante
Partorire in acqua. Un desiderio che al San Donato, al momento, si scontra con un problema tecnico che rende la vasca inutilizzabile. Per il parto in acqua è necessario una vasca idonea: una particolare vasca molto ampia che contiene fino a 7080 centimetri di acqua in cui la donna si può immergere e muoversi liberamente durante il travaglio. Il San Donato ce l’ha. Era il 2012 quando vennero incrementate le sale travaglio, passate da tre a cinque, di cui: una con letto parto operativo per gravidanza a rischio; una con la vasca nativa per il parto in acqua. Questa vasca deve essere di un materiale idoneo che si possa igienizzare e che vi sia sempre un buon sistema di ricircolo dell’acqua che la mantenga pulita. L’altro strumento necessario sono le sonde senza fili e impermeabili, per un tracciato cardiotocografico in acqua. Queste sonde servono per controllare costantemente il battito cardiaco fetale e l’attività contrattile uterina materna affichè si possano accertare subito i cambiamenti che indicano qualsiasi tipo di malessere che comportino la fuoriuscita dall’acqua. Per adesso le aretine che sognavano un parto in acqua, un maggior stato di rilassamento, condizione ideale, dovranno rinunciarvi, almeno per chi è in procinto di partorire. Per il futuro, invece, non v’è certezza.
Gaia Papi