Salvatore Mannino
Cronaca

Concorso esterno in mafia: interdetto un commercialista

E’ l’ex presidente dei revisori di Cortona Sviluppo, sindaco di un’Asp a San Giovanni. Indagato il fratello: «Prestanomi di Ndrangheta». (Foto: Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro)

Nicola Gratteri, procuratore a Catanzaro (Ansa)

Arezzo, 4 maggio 2021 - E’ un altro filo che tirato fino in fondo puzza di ndrangheta. Dopo quelli di quindici giorni fa che avevano evidenziato le infiltrazioni della mafia calabrese nell’attività dei conciatori di Santa Croce, a partire da un impianto di smaltimento di Levane, nel quale si servivano anche fior di aziende orafe aretine, Stavolta, invece, il campanello d’allarme scatta fra Cortona e Castiglion Fiorentino.

E’ in quest’ultimo paese, infatti, che i carabinieri hanno notificato al commercialista Antonio Gedeone, 53 anni, con studio professionale nella Città Etrusca, un’ordinanza di interdizione dalle cariche sociali firmata dal Gip di Catanzaro, su richiesta della locale direzione distrettuale antimafia, diretta da un procuratore famoso come Nicola Gratteri.

L’accusa per lui e per il fratello Umberto, indagato ma senza misure cautelari, è di concorso esterno in associazione mafiosa. Antonio Gedeone è figura molto conosciuta in Valdichiana, dove in passato, ai tempi del sindaco Basanieri, è stato anche presidente dei revisori dei conti di Cortona Sviluppo, la principale partecipata del Comune, quella che organizza anche Cortonantiquaria.

Si era dimesso nel 2018, dopo che il fratello Umberto era stato lambito dalle polemiche per la sua società Servizi Re (colpita da un’interdittiva antimafia della prefettura di Arezzo) che aveva vinto, quale socia del raggruppamento temporaneo Scamar l’appalto per le mense scolastiche di Cortona, oltre a diventare fornitrice del Comune di Castiglion Fiorentino. Attualmente Antonio Gedeone è anche revisore dei conti della Asp Masaccio di San Giovanni, che gestisce l’omonima casa di riposo.

Come a dire un personaggio ben introdotto nel salotto buono, non il classico mafioso con la coppola. Non a caso, nè a lui nè al fratello Umberto il Gip di Catanzaro contesta l’affiliazione alla Ndrangheta, ma l’aver partecipato da fuori (concorso esterno) agli affari della cosca Bagalà, che domina sulla costa tirrenica della provincia, in particolare nella zona di Falerna e Nocera Terinese, due località di buon fascino turistico al confine con Cosenza.

E proprio i Bagalà sono i principali destinatari del blitz dei carabinieri, con misure che per quanto riguarda il commercialista Gedeone, sono state eseguite dal reparto operativa e dalla compagnia di Cortona. I due fratelli, secondo l’ordinanza del Gip, sarebbero stati i prestanome dei Bagalà nella società Calabria Turismo, con sede a Falerna, Antonio con un ruolo di amministratore che gli è valso l’interdizione.

Il nome Calabria Sviluppo torna alla ribalta anche nella vicenda Scamar, con Umberto Simeone che risultava all’epoca socio al 55 per cento della prima società nonchè amministratore della Servizi Re, in compartecipazione con la Cardamone Group (altra famiglia che torna nelle vicende di Ndrangheta e anche nell’ordinanza di ieri). Allora Umberto viveva a Cortona, dove è ancora domiciliata la Servizi Re, ma nel frattempo ha spostato la sua residenza e parte dei suoi affari a Tuoro.

Le liste civiche di San Giovanni, all’opposizione della maggioranza di centrosinistra, hanno presentato un’interpellanza urgente al sindaco Valentina Vadi sul ruolo di Antonio Simeone nella Asp Masaccio.

Intanto, nei giorni scorsi Francesco Lerose, sentito in carcere dal Gip di Firenze in relazione all’inchiesta sullo smaltimento dei fanghi dei conciatori, ha fatto dichiarazioni spontanee in cui ha parlato dei suoi impianti di Levane e Pontedera come di aziende con le carte in regola, comprese le autorizzazioni di legge. La moglie Annamaria Faragò e il figlio Manuel, entrambi ai domiciliari, si erano invece avvalsi della facoltà di non rispondere. Tutta la famiglia è difesa dall’avvocato fiorentino Neri Pinucci.