SALVATORE MANNINO
Cronaca

Condomini, cosa succede se c’è un positivo? La Usl: non possiamo dare informazioni

Si scontrano due diritti fondamentali, entrambi tutelati: quello alla privacy dei contagiati sui dati sensibili che li riguardano e quello alla sicurezza e alla salute dei vicini. Gli amministratori: non sappiamo cosa fare per le eventuali sanificazioni

di Salvatore Mannino

Che succede se c’è un positivo in un condominio? Situazione niente affatto infrequente, visto che i palazzi organizzati in condominio sono nei centri urbani il sistema di abitazione di gran lunga prevalente. Solo nel capoluogo si può stimare che nei palazzi divisi in appartamenti vivano almeno 70 mila aretini per un totale di amministrazioni condominiali che non scende sotto le 5 mila. Bene, protestano quelli che i condomini li amministrano, nessuno ci informa quando c’è un caso di Covid e quindi non siamo in grado di prendere nessuna contromisura di sanificazione. Per tutti parla Antonello Turrioni, che è presidente dell’Anaci, una delle principali organizzazioni del settore: "Ho scritto alla Usl, al sindaco e al comandante della polizia municipale per chiedere che mi dessero indicazioni ma nessuno mi ha ancora risposto".

Dalla Usl, a dire il vero, una risposta arriva, sollecitata dalla Nazione: "Non possiamo e non dobbiamo dare informazioni sui positivi agli amministratori di condominio", spiegano fonti interne. E quindi, di riflesso, a chi in quel condominio vive, che di un caso di contagio viene a sapere, quando lo sa, solo in via indiretta, per chiacchiere di pianerottolo, voci che corrono da un appartamento all’altro. Ci sono persino situazioni paradossali, nella quale a rimanere infettati sono stati quelli che in un palazzo si occupano delle pulizie. Senza che l’amministratore ne sapesse niente, pur trattandosi in quel caso di un rapporto di lavoro di cui lui è il gestore.

A prima vista, la replica della Usl potrebbe sembrare dura. E tuttavia si scontrano nel caso di un contagio all’interno di un condominio due diritti che sono entrambi importanti e che dunque devono essere tutelati. Da un lato c’è quello del positivo alla privacy: tutte le informazioni riguardanti la sua salute sono dati sensibili, garantiti dalla legge, che non possono e non devono essere messi a disposizione di terzi, neanche l’amministratore di condominio o i vicini, senza il consenso dell’interessato. Dall’altro lato della barricata c’è il diritto alla sicurezza, e anche alla salute, di tutti quelli che in un complesso di appartamenti vivono: come fanno a proteggersi se non sanno di avere nei pressi una potenziale fonte di rischio?

E’ grosso modo la linea che sostiene anche Turrioni: "Se non so, come posso predisporre eventuali procedure di sanificazione degli spazi comuni, come l’ascensore, le scale condominiali o anche i garage?". Il problema è reale, anche se nel sistema ideale di sicurezza anti-covid non dovrebbe esistere.

I condòmini (nel senso di abitanti di un palazzo) si dovrebbero assicurare da soli, utilizzando sempre, negli spazi comuni, la mascherina e gli altri dispositivi di protezione individuali: non per niente negli ascensori stanno spuntando i cartelli che invitano tutti a non entrare se non adeguatamente mascherati. D’altro canto, le regole della quarantena impongono ai positivi e ai loro contatti stretti, che in tal senso ricevono lettera della Usl, di non uscire di casa, fuori dalla porta dell’abitazione intendiamo, fino a quando non ricevono comunicazione che li libera dagli obblighi.

E tuttavia anche in questa organizzazione apparentemente perfetta esistono dei buchi. Chi può sapere ad esempio se un contagiato o suo contatto rispetta le regole quando nessuno di chi lo circonda conosce ill suo stato? E chi si occupa di eventuali sanificazioni per il periodo in cui il positivo era magari asintomatico e non sapeva della sua condizione? I droplets, le famose goccioline su cui viaggia il virus, non si preoccupano certo dei tempi di tampone e notifica.

Una soluzione di buon senso potrebbe essere che sia il diretto interessato a informare amministratori e condòmini, ma è una scelta volontaria, che non può essere imposta. E poi spesso l’evoluzione del Covid è così travolgente che non ci si pensa nemmeno. Sono i piccoli, grandi dilemmi della stagione maledetta del virus.