Arezzo, 19 settembre 2024 – Dopo la conclusione dell’ultima edizione di VicenzaOro, Confartigianato Orafi traccia un primo bilancio sull’esito della manifestazione fieristica attraverso le valutazioni del Presidente Luca Parrini e del coordinatore Paolo Frusone.
“Alla manifestazione fieristica hanno partecipato operatori del commercio all’ingrosso ed al dettaglio provenienti da 132 paesi del mondo, la maggior parte dei quali dall’Europa, dal Medio Oriente e dall’Asia.
L’edizione di settembre di VicenzaOro – dichiara il Presidente di Confartigianato Orafi, Luca Parrini – è tradizionalmente un appuntamento determinante per la pianificazione dell’attività produttiva delle nostre imprese orafe nell’ultimo trimestre 2024. Molto importante – continua Parrini - è stato garantire la continuità dell’offerta espositiva di VicenzaOro durante i lavori di ristrutturazione del quartiere fieristico.
Con 1200 espositori provenienti da 35 Paesi del mondo, VicenzaOro si conferma come il principale evento internazionale dedicato al settore dell’oreficeria per il nostro Paese. Purtroppo la crescita vertiginosa del prezzo del metallo prezioso sperimentata a partire dal secondo trimestre del 2024 è proseguita anche nei primi mesi del terzo trimestre, influenzando significativamente l’andamento del mercato dei prodotti orafi”.
“Pertanto – conclude Parrini - la tendenza prevalente registrata nel comportamento di acquisto dei buyer a VicenzaOro è stata improntata ad una certa prudenza. L’impressione è che la maggior parte degli operatori commerciali si sia limitata a rimpiazzare le scorte di magazzino, aspettando tempi migliori e senza grandi slanci nei volumi degli ordinativi”.
Una prima lettura dei risultati della fiera potrebbe apparire in controtendenza con la crescita complessiva del nostro export di settore che nel primo semestre 2024 registra un’impennata del +41% per l’Italia e del +136% per il distretto di Arezzo. “Una più attenta analisi dei dati relativi ai primi 6 mesi del 2024 – dichiara il coordinatore della Federazione Orafi, Paolo Frusone – ci restituisce un quadro più complesso”.
“La forte crescita dell’export nazionale e soprattutto provinciale di settore, appare infatti riconducibile al dato anomalo delle vendite verso la Turchia, che fanno registrare nei primi sei mesi del 2024 – solo per il distretto di Arezzo – un controvalore di circa 2 miliardi e 370 milioni di euro, con una crescita del +748% rispetto al primo semestre del 2023, quando si attestavano sui 280 milioni di euro.
Alla base del boom dell’export verso la Turchia – continua Paolo Frusone - ci sarebbe un dato paradossale. La forte crescita degli acquisti di oreficeria made in Italy è riconducile alla convenienza delle imprese turche di acquistare oreficeria a bassa manifattura dall’Italia per far fronte alla tassazione imposta dal governo di Ankara sull’acquisto della materia prima.
Una volta depurato dal dato delle vendite verso la Turchia l’ammontare dell’export del distretto di Arezzo ridiscende a quote più vicine a quelle registrate negli anni passati”. “La crescita degli altri principali mercati di destinazione del nostro export è infatti del +10% per gli Emirati Arabi Uniti, del +16% per gli Stati Uniti, del +6,5% per la Francia, mentre per Hong Kong si registra una contrazione del -13% rispetto al primo semestre 2023.
Peraltro – aggiunge il coordinatore Paolo Frusone – il dato va letto alla luce della crescita delle quotazioni del metallo prezioso che si attesta nei primi 6 mesi del 2024 a +14% rispetto al primo semestre 2023, suggerendo uno scenario caratterizzato dalla riduzione dei volumi fisici degli ordinativi”.
“Tale scenario - conclude Paolo Frusone - sarebbe confermato dai dati del World Gold Council relativi alla domanda mondiale di oreficeria. Nel primo semestre dell’anno assistiamo ad una flessione del dei quantitativi fisici di oreficeria acquistati nei diversi mercati del mondo pari al -10%.
Secondo il World Gold Council gli acquisti di oreficeria nei primi 6 mesi del 2024 fanno registrare un calo generalizzato nei principali mercati mondiali per il settore orafo (India -8%, Cina -17%, Medio Oriente-7%, USA -4%, Europa -3%)”.