REDAZIONE AREZZO

Corruzione per le protesi Medico rinviato a giudizio

L’accusatore patteggia, l’altro fornitore dovrà comparire in aula a luglio. La procura ha modificato l’imputazione: non fu atto contrario ai doveri d’ufficio

Gianni Ricci

In aula ieri mattina ha ribadito con forza la sua innocenza, come già aveva fatto durante le indagini preliminari dinanzi agli investigatori. Davanti al gup del tribunale di Arezzo, Giulia Soldini, Giovanni Ricci, il medico chirurgo 65enne di Arezzo, ha sottolineato di non aver mai preso un euro, né di essersi fatto pagare un viaggio in cambio degli ordini di protesi per accontentare i rivenditori.

Ma, alla fine, hanno pesato le dichiarazioni già rilasciate a mezza Italia, da Denis Panico, responsabile commerciale di Ceraver, che ha patteggiato una pena a tre anni di reclusione, in continuazione con le mdesime accuse che gli muovevano anche a Monza e non solo. Da lì, infatti è nata l’indagine che è arrivata a bussare alle porte di Arezzo dopo gli accertamenti svolti dalla guardia di finanza.

Soldini infatti ha rinviato a giudizio sia Ricci, sia Giuseppe Merli 58 anni di Montevarchi, legale rappresentante della Almeros, la società che rivendeva i prodotti sanitari in Toscana ma non come ipotizzato inizialmente dalla procura (pubblico ministero Marco Dioni) per corruzione contraria ai doveri d’ufficio, essendo il medico un pubblico ufficiale, bensì per il reato pevisto dall’articolo 318, ovvero corruzione per l’esercizio della funzione, Nessun atto contrario ma denari per ciò che avrebbe comunque fatto.

Era stato lo stesso giudice, nella scorsa udienza, a restituire gli atti alla procura ritenendo che l’imputazione non fosse conforme agli atti di causa. Di lì la sterzata rappresentata in aula dal pm che ha poi insistito nella richiesta di giudizio. Sarà un dibattimento pubblico a stabilire come andarono realmente le cose. Il processo inizierà il prossimo 5 luglio davanti al tribunale.

In particolare, secondo la ricostruzione accusatoria, al fine di incrementare la vendita di protesi della "Ceraver", intermediate dalla "Almeros" e così ricevere premi di produzione e provvigioni, avrebbe oliato il medico – in servizio al Centro Chirurgico Toscano, convenzionata con l’Asl che è parte estranea al procedimento penale – con cento euro per ciascuno dispositivo installato (per un totale di 8.200 euro) oltre che benefit consistiti in viaggi in Italia e all’estero (Parigi in particolare) per altri tremila euro circa, e la promessa di ulteriori soggiorni in futuro. In tutto – è il capo di imputazione – avrebbe indicato al ’Centro’ l’acquisto di 82 protesi della Ceraver da utilizzare nelle operazioni di impianto di protesi al ginocchio e all’anca.

I fatti al centro del procedimento sarebbero avvenuti ad Arezzo tra il 2015 e il 2017.

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Molino Signorini e Petrillo.

Erika Pontini