MARIA ROSA DI TERMINE
Cronaca

"Così ho salvato il paziente in fin di vita"

Il cardiochirurgo valdarnese Del Giglio racconta l’intervento senza precedenti su un sessantenne con le funzioni cardiache al 15%

di Maria Rosa Di Termine

Un cardiochirurgo valdarnese alla ribalta della cronaca, in questo caso di buona sanità, per un intervento innovativo che ha salvato la vita a un malato di 66 anni all’ospedale di alta specialità Villa Torri di Bologna.

È il dottor Mauro Del Giglio, cinquantaseienne fiorentino di nascita, ma che ha vissuto a lungo nella vallata prima al Matassino di Figline e più di recente a Santa Barbara di Cavriglia, e studiato al liceo scientifico Benedetto Varchi di Montevarchi per poi laurearsi a Firenze e specializzarsi in Emilia.

Il medico, un’eccellenza assoluta nel suo campo, stavolta ha fatto parte dell’équipe che ha strappato alla morte un paziente con una funzionalità del cuore ridotta al 15 per cento, un’arteria completamente chiusa e altre due occluse al 90 per cento. Si tratta dell’ultimo successo in ordine di tempo di una carriera che ha portato Del Giglio anche in trasferta all’estero, a Parigi, e al ritorno in Italia a Ravenna. Qui nel 2017 eseguì un’altra operazione di rilevanza straordinaria al Maria Cecilia Hospital di Cotignola "ibernando" (con riduzione della temperatura corporea a 26 gradi) un trentacinquenne coinvolto in un incidente stradale per potergli ricostruire l’arco dell’aorta compromesso.

Adesso torna a far palare di sé per aver usato in sala operatoria l’ennesima tecnica innovativa. Il paziente versava in condizioni particolarmente gravi che non consentivano di intervenire con angioplastica o bypass.

Del Giglio, responsabile dell’Unità operativa di Cardiochirugia della struttura felsineae, insieme al team di Emodinamica del presidio, coordinata dalla dottoressa Chiara Grattoni, e al collega Stefano Tonioni, specialista in Interventistica ed Emodinamica, ha adottato un approccio chirurgico multidisciplinare che ha richiesto il supporto di Ecmolife, strumento salvavita di ultima generazione per la circolazione extracorporea e in grado di sostituire pro tempore la funzione del cuore e dei polmoni. Un inedito in Emodinamica, visto che di solito il macchinario è appannaggio della cardiochirurgia.

La persona operata "presentava una cardiopatia dilatativa – spiegano dalla clinica bolognese - una patologia del muscolo cardiaco, in particolare del ventricolo sinistro che si dilata e non riesce a pompare il sangue per la compromissione della sua contrattilità, provocando un importante deficit degli organi, tra cui i polmoni". Un quadro clinico aggravato da un considerevole affanno respiratorio del soggetto iperteso, fumatore, con alti valori di colesterolo e che 10 anni fa era stato colpito da un infarto e dal progredire della patologia ostruttiva.

"L’intervento di dilatazione dell’arteria che teneva vivo il cuore era estremamente delicato – ha spiegato il dottor Del Giglio – la procedura di dilatazione e impianto dello stent nell’arteria parzialmente occlusa ci aveva fatto sorgere il timore che il cuore potesse, senza un supporto adeguato, fermarsi o dare problemi in fase acuta. Con l’utilizzo di Ecmolife, le funzioni cardiaca e respiratoria erano temporaneamente svolte dal dispositivo, supportando così il sistema cardiovascolare e permettendo di eseguire l’angioplastica per riaprire la coronaria occlusa in totale sicurezza". Ulteriore particolarità il tempo di ripresa, perché dopo aver riacquistato gradualmente l’attività cardiaca spontanea in Terapia Intensiva, l’uomo è stato trasferito in reparto e dimesso in soli quattro giorni.