di Alberto Pierini
Sono aumenti lisci come l’olio. L’olio di oliva, che segna un balzo dell’8%. Ma soprattutto l’olio di semi, quello delle fritture e della cucina quotidiana, che addirittura piazza un aumento su base annua del 64,9%: superiore a quello che la Coldiretti fotografa a livello toscano, che pure è un vertiginoso 56%. I dati Istat stanno uscendo in queste ore. Le anticipazioni già delineano un quadro drammatico, che vi raccontiamo a fianco. Ma i dettagli sono qua e là diversi. L’osservatorio dei prezzi del Comune, che si muove sempre sulla base degli stessi rilevamenti, centra l’ago sui prezzi in città: quelli reali, i negozi, i supermercati, i templi della spesa.
L’identikit? Intanto, uscendo fuor di carrello, la conferma inevitabile di come il mondo sia cambiato sul piano dell’energia elettrica e del gas da riscaldamento. Ad Arezzo si parla di due aumenti su base annua, rispettivamente del 76,6% e del 64,9. Come dire che già andiamo a fare la spesa, di partenza, più poveri di prima: poi arriva il resto.
La frutta nel suo complesso segna un rincaro del 23,8%: paga l’incertezza complessiva, le spese di trasporto lievitate e anche le infinite docce fredde legate al clima. La verdura non sta particolarmente meglio: il balzo è del 14,9%. E fin qui siamo tra i prodotti base della tavola, non certo ostriche e champagne. E sui prodotti base rimaniamo. La farina proseguire la sua impressionante impennata: siamo al 14,8%, con un altro +1,5% da aprile a maggio, segno che ancora non abbiamo toccato il fondo. La pasta tocca il +17,7%: già era risalita nei primi mesi dell’inverno per le vicissitudini del gasolio, la guerra ci ha piazzato sopra un obice.
Il riso, parente stretto delle penne e dei maccheroni, segna un + 10,6%, ma con un aumento del 3,7% da aprile a maggio. Come dire: al peggio non c’è mai fine. La carne è roba da ricchi: quella bovina, la classica fettina al centro del piatto, sale del 7,7%, i polli alla Trilussa di un 8,7.
Restiamo sempre all’Abc della tavola. Le uova? L’aumento è del 5,6% su base annua, quasi del 3 solo da aprile. Il burro qui centra una performance del 9,9%, del 2 negli ultimi 30 giorni. Se alcune cifre sono leggermente divergenti da quelle a fianco è solo perché queste sono tutte aretine e fotografate in città.
Il latte intero subisce un rincaro del 4,5%, quello parzialmente scremato del 5,6. E in salita vanno caffè, cacao (4,6%), zucchero: e naturalmente il pesce, che sfiora un + 9%, e il pane fresco, Non ai livelli registrati nella media toscana ma comunque ad un + 7,4%: l’unico segnale positivo è che da aprile il ticket della pagnotta e del panino si è un po’ freddato, sale ma di poco. Piccole soddisfazioni tra le lacrime ai registratori di cassa.
Un fuoco di fila nel quale non va dimenticata l’impennata di benzina e gasolio. Cominci ad andare in rosso quando accendi la macchina per andare al supermercato. L’unica soddisfazione? L’euro del carrello lo riprendi: e senza tagli.