Arezzo, 25 febbraio 2023 – Dopo i giorni di Villa Wanda Maurizio Costanzo ha vissuto uno dei momenti più difficili della sua carriera. Una quarantina d’anni fa il giornalista romano, morto ieri a 84 anni, frequentava spesso la dimora sulla collina di Santa Maria delle Grazie.
Soprattutto il padrone di casa, il maestro venerabile Licio Gelli, che lo iscrisse alla sua loggia massonica. Nel 1981 l’elenco degli iscritti alla P2 spuntò fuori a Castiglion Fibocchi.
All’inizio Costanzo negò la sua affiliazione. Poi la ammise in un’intervista a Giampaolo Pansa, in cui si definì "un cretino", dicendo di aver accettato l’iscrizione per una leggerezza e senza capire bene a cosa si stesse iscrivendo. In quel momento Costanzo disse addio alla tv e agli incarichi in Rizzoli. "Ricordo ancora giorni e giorni di telefono muto – aveva poi raccontato al Corriere della sera – ero solo in quel periodo. Ricominciai da zero, dalle emittenti locali".
Costanzo ha incontrato Gelli nella villa in zona stadio almeno cinque volte: una in particolare per l’intervista sul Corsera che fece molto scalpore. Era il 5 ottobre 1980: il pezzo, in terza pagina, venne consegnata all’ultimo e senza avvertire in anticipo chi era l’intervistato. Il direttore seppe che si trattava di Gelli solo due giorni prima della stampa e la raccomandazione era di non modificare il testo. Inoltre Costanzo scelse anche il titolo e il sommario. Rimane comunque una delle pochissime interviste concesse da Gelli in vita sua.
Il ricordo che conservava il giornalista di quell’esperienza a Villa Wanda non era così piacevole: "Andai da Milano ad Arezzo con un’auto del giornale: fu un’intervista faticosissima. Non fu, come qualcuno disse “un’intervista dettata”. Sono stato una giornata a battagliare perché volevo far passare le domande che volevo. Io faccio il mestiere dell’intervistatore, non di raccoglitore delle opinioni altrui. Tutto iniziò a metà mattina e finì nel tardo pomeriggio: fu estenuante. Gelli pretese anche che lì per lì mettessi a posto domande e risposte. Lo feci in maniera sommaria, poi a Milano rimisi a posto l’articolo e lo passai al direttore".
Sul capitolo P2 il giudizio di Costanzo era severo, soprattutto con sé stesso: "Un grosso errore. Non credo a chi dice di non averne mai fatti, che fesseria. C’è chi di grossi errori ne fa due o tre. Io solo uno: ma lo ammetto" diceva Costanzo.
L’altro legame aretino del giornalista è con Pupo, spesso ospite delle sue trasmissioni come il padre Fiorello. Enzo Ghinazzi racconta così il suo dolore: "Nel 1989 Maurizio mi aiutò a rilanciare una carriera in crisi. È stato sempre disponibile e generoso anche con mio babbo Fiorello. Gli vorrò sempre un bene infinito. Riposa in pace grandissimo uomo, professionista e amico".