Alberto Pierini
Cronaca

Covid, il medico contagiato è un pediatra: allarme nel paese, malata anche la moglie

Il professionista in ospedale: lo scopre dalla perdita del gusto. Piazza Grande: giovani in coda fino all’una, boom di test sierologici. Crescono in Stazione e per la scuola

Il test sierologico in piazza Grande

Arezzo, 30 agosto 2020 - Con l’intuito di chi è medico ormai da tanti anni, e tra l’altro tra i più apprezzati in provincia, ha capito da solo che qualcosa non andava. Prima un pizzico di raucedine in gola, quel fastidio che di tanto in tanto si trasforma in tosse, poi un indizio di quelli che sotto traccia da mesi richiamano il Covid: sembra che il vicino di casa stesse cucinando delle pizze, in giardino, a pochi metri dal suo.

E ha notato che non ne avvertiva minimamente l’odore: un campanello d’allarme, uno dei tanti ai quali tutta la vicenda dell’epidemia è appesa. Campanelli d’allarme e passaparola. Un comune trema, per il suo medico e per le possibili conseguenze dei contatti. Molti chiamano il sindaco o la Asl per intensificare i tamponi ma in questo campo si sa che l’ufficio di igiene è preparatissimo a definire la cerchia delle persone da tenere sotto controllo.

Il pediatra e la moglie non sono tra i casi semplici: entrambi ricoverati in ospedale, in malattie infettive, il primo dei reparti Covid a ripartire non a tutto gas ma con già tre casi da seguire passo passo. Ed è un elemento che forse spiega come mai i due casi per ora non risultino nei report degli ultimi giorni al paese del medico, che conosciamo ma evitiamo di divulgare per evitare di renderlo riconoscibile: anche se poi nei fatti tra i social e lo scrupolo con cui il professionista e la sua famiglia collaborano a ricostruire i pazienti visitati di recente, il mistero è sempre meno ermetico.

Lui ha lavorato fino a pochi giorni prima della scoperta, e come per tutti ci sono poi incontri o cene che allargano la possibile rosa del rischio. A ieri però non risultavano, come spieghiamo a fianco, altri contagiati collegati a questa situazione che tiene con il fiato sospeso tanti. Mentre intorno ai positivi c’è un clima che sta cambiando. Quello che è successo per due serate in piazza Grande parla da solo.

Venerdì sera una coda senza precedenti: che ha preso in contropiede perfino gli organizzatori dei test in piazza. I kit portati erano duecento, quindi larghi rispetto alle richieste classiche. E invece sono finiti senza riuscire a fare il controllo a tutti. Dopo mezzanotte c’erano ancora cinquanta persone in coda, davanti alla postazione di fianco alla fontana. Tutti avvertiti che l’orario e i mezzi erano agli sgoccioli ma parecchi rimasti fino all’ultimo sperando di farcela.

Ieri sera il raddoppio dei mezzi: era stata annunciata infatti una seconda postazione oltre a un rafforzamento dei materiali necessari per il test. Facilissimo: una puntura, il test sierologico in pochi minuti dà il responso. Responsi che la Asl non divulga ma che in una piazza fatalmente filtrano e corrono come gli aperitivi che scandiscono il resto dello spazio. Bene, alla mezzanotte passata di venerdì i test erano tutti negativi: nessun asintomatico, nessun segno di aver incrociato anche nei mesi scorsi il Covid.

Un dato che da solo non scaccia di certo alcuna nuvola ma almeno è tranquillizzante rispetto al numero dei contagi di questi giorni, in gran parte legati ai viaggi e alle vacanze. Controprova? La Stazione, dopo la diffidenza del primo giorno, sta diventando una tappa fissa per tanti viaggiatori. Un esempio: alle 16 di ieri c’erano trenta persone in coda davanti all’ex ufficio turistico, la sede dei prelievi.

E il dato complessivo lo conferma: dalle 7.30 alle 18 ieri i test eseguiti sono stati 86, il record di questi giorni. Il dato complessivo ormai supera quota 200 a ridosso dello scalo. Con i duecento di venerdì in piazza Grande, anche se si tratta di due controlli diversi, siamo alle soglie dei cinquecento, sicuramente superati in nottata nel cuore della movida, a fronte della mobilitazione annunciata.

In tanti vogliono sapere e capire: o per aiutare la prevenzione sanitaria o per non convivere con il dubbio. Che a volte può essere pesante, quasi quanto il Covid.