di Alberto Pierini
EZZO
Il letto che non c’è: a terapia intensiva forse ne basterebbe uno, uno solo pur di scacciare il magone che da ieri grava sulla città. Il tutto esaurito alla "trincea" del Covid toglie serenità e insieme avvelena anche il clima di questa curva critica dell’epidemia. Perché mai avresti pensato di ritrovarti già a fine ottobre davanti a questi numeri. Numeri che il direttore generale della Asl Antonio D’Urso conferma, l’esaurimento dei posti in rianimazione è effettivo. Ma getta acqua sul fuoco. "Abbiamo già potenziato gli spazi e tra poco avremo un nuovo blocco a disposizione".
Sono i primi sei legati al cantiere partito a inizio ottobre nell’ex area uffici tecnici. Un piano ideato a maggio, arrivato al bando sulla progettazione il 7 luglio e poi nelle settimane successive assegnato all’azienda Beta Progetti di Firenze. Il traguardo dei primi posti utilizzabili, in tutto diciotto portando la capienza Covid a trenta, però non potrà essere tagliato prima della seconda metà di novembre. Non si poteva fare prima? E’ la domanda generale, fatta non solo ad Arezzo ma in tutte quelle realtà dove i letti di terapia intensiva cominciano a scarseggiare. "Le gare pubbliche hanno tempi e vincoli ben noti. Del resto vengono impegnate risorse pubbliche e non possiamo allentare le garanzie" risponde D’Urso.
Intanto lo scenario di quei letti diventa sempre più chiaro, sulle orme di ieri. I dodici posti hanno i loro ospiti fissi: i nuovi letti ricavati sacrificando due sale operatorie sono 4. Due occupati, gli altri due ora liberi grazie al trasferimento dei pazienti a Grosseto e Careggi. "Ma l’ospedale di Grosseto – insiste D’Urso –fa parte della Asl e quindi rafforza la nostra risposta alla crescita dei ricoveri". Crescita in corso anche nell’area Covid, malattie infettive e pneumologia.
I posti sono 83, dopo l’ampliamento completato nei giorni scorsi, e i pazienti sono saliti a 76. E se il tetto venisse superato anche qui? "Non ci preoccupa: siamo perfettamente in grado di allargare la capienza dei posti Covid fino a 123". Nella speranza che la rotazione tra guarigioni e nuovi malati non appesantisca ulteriormente il dato.
Ma è proprio il fronte della rianimazione a sollevare l’ultima ipotesi. è estendibile il numero dei posti letto anche prima del nuovo reparto chiavi in mano? "Sì, ma dovremmo sacrificare altre sale operatorie: quindi possibile ma è un estremo al quale non vorremmo arrivare" commenta D’Urso che pure non esclude del tutto l’operazione.
L’impressione è che se anche si arrivasse al sacrificio non sarebbe come a marzo, quindi con lo spostamento di quasi tutti gli interventi al Centro Chirurgico. Anche se ci risulta che dei contatti informali ci siano stati, come del resto è normale che sia per precostituire ogni possibile soluzione. La sanità procede a testuggine.
E D’Urso rilancia la questione anche sulla città e sulla provincia. "Stiamo mettendo a punto nuove forme di collaborazione con i medici di famiglia, stiamo rafforzando il tracciamento con venti postazioni al lavoro. Ma è necessario che l’intero sistema sociale si renda conto dell’aggravamento della situazione. Chiedo ai cittadini il massimo della precauzione e di scaricare le App immuni per il tracciamento dei contatti. E’ un vero strumento di difesa e autodifesa".
Finale in linea. "Siamo pronti ad affrontare un ulteriore aggravamento dell’emergenza ma frenare il contagio è responsabilità di tutti". E la proposta del sindaco di una task force? Risposte esplicite non ne risultano ma tra le pieghe del comunicato forse sì. "L’Asl è assolutamente disponibile ad ogni forma di collaborazione". Uno per tutti, tutti per uno? Sotto sotto sì: meglio se in palio ci fosse anche un letto di rianimazione.