
Luca Bronchi
Arezzo, 20 marzo 2021 - Non c’era nessun comitato informale che guidava Banca Etruria al posto del Cda. Luca Bronchi, l’ex direttore generale di Bpel, lo ribadisce implicitamente anche dinanzi alle figure solenni che dominano la Sala dei Grandi della Provincia, ormai stabilmente trasformata in sede (causa Covid) del maxi-processo per bancarotta.
Il penultimo dg di Etruria, quello che più di ogni altro ha pagato in processi e condanne, il crac della banca aretina, si materializza all’ora di pranzo, dopo che in mattinata era stato il convitato di pietra del quale parlavano gli altri, perchè uno dei temi era stata la sua liquidazione votata dall’ultimo Cda a giugno 2014.
Bronchi esce dalla saletta dei testimoni, che è poi l’anticamera della Sala dei Grandi, e siede sul banco dei testimoni come imputato di reato connesso, già condannato col rito abbreviato dal Gup Giampiero Borraccia nell’antipasto di questo giudizio. Potrebbe quindi avvalersi della facoltà di non rispondere, come lo avverte il presidente Gianni Fruganti, ma lui dice subito con voce flebile eppure chiara: «Intendo rispondere».
L’aspetto è stanco, dopo la maratona giudiziaria in cui è ancora impigliato (gli resta per esempio il falso in prospetto in cui il Pm Julia Maggiore, lo stesso che siede sullo scranno che fu del consiglio provinciale, ha chiesto martedì un anno e mezzo di pena a suo carico) ma l’esposizione è lucida. L’ex direttore ripercorre l’iter delle pratiche di fido: da come nascevano a come arrivavano alla definizione.
Routine, anche se poi si arriva, su sollecitazione della difesa di Giovanni Inghirami, uno dei vicepresidenti accusati di avervi partecipato, alle famose preconsiliari nelle quali, secondo l’accusa, sarebbero state di fatto indirizzate le sedute del Cda. Niente del genere, replica Bronchi: è vero che vi partecipavano insieme al presidente (Giuseppe Fornasari allora), i due vice (Giorgio Guerrini con Inghirami) e lui stesso, ma servivano solo a illustrare gli argomenti all’ordine del giorno, anche in vista di possibili assenze del presidente, surrogato da uno dei vice, come talvolta successe.
Riunioni di ordinaria amministrazione, insomma, non il governo ombra di Etruria adombrato dalla procura. L’ex Dg non è l’ultimo testimone dell’istruttoria, in cui alla prossima udienza è convocato ’ultimo Cda, a cominciare da Babbo Boschi. Inutile dire che ciascuno di loro, imputato per le consulenze d’oro, può avvalersi della facoltà di non rispondere.
Prima che parlasse Bronchi, si era molto parlato della sua liquidazione ed erano sfilati, chiamati dagli avvocati di Lorenzo Rosi, l’ultimo presidente e unico accusato di questo filone rimasto, gli esperti che fecero da consulenti al Cda per determinare la buonuscita. I professori Zoppini e Proia spiegano che il direttore generale chiedeva molto di più, alla fine si arrivò a un compromesso. Ora si va difilato alla fine del dibattimento (il 2 aprile) e al mes di pausa. A giugno la requisitoria dei Pm, la sentenza slitta a settembre.