Salvatore Mannino
Cronaca

Crac Etruria in aula, in pochi giorni 21 milioni a Verdiglione: la telefonata inascoltata

Il direttore che aveva negato il finanziamento dà l’allarme. "Tutto a posto" gli rispondono. Ma l'intermediario a processo conferma: società in regola

Armando Verdiglione

Arezzo, 14 dicembre 2019 - E poi dicono che le telefonate salvano le vite o quantomeno i capitali. Forse, ai top manager di Banca Etruria sarebbe bastata ascoltare quella di Stefano Baldi, all’epoca (2007-2008) direttore del polo Firenze-Bologna dellì’istituto aretino: ho saputo che state per concedere un mutuo da 21 milioni alla San Carlo Borromeo, io qualche mese fa ho rifiutato un prestito da 200 mila euro a una società dello stesso gruppo Verdiglione.

Ahinoi, non lo ascoltò nessuno, anzi uno dei pezzi grossi della direzione generale lo rassicurò: è tutto a posto, la San Carlo è più che solvibile. Infatti: dei 21 milioni di quel finanziamento Bpel non ha rivisto un centesimo.

L’episodio lo ha raccontato proprio Baldi dal banco dei testimoni, completando il quadro che alla scorsa udienza aveva fornito la sua collaboratrice Virna Santori. Nella richiesta di fido di una società della galassia Verdiglione con sede in Emilia, spiega, c’era qualcosa di strano. Perchè ad esempio rivolgersi a Etruria quando c’erano molte banche più vicine?

E poi, nel corso della breve istruttoria, erano emersi i rischi legati alla posizione dello stesso guru lombardo, gravato già da alcune ipoteche giudiziarie, pregiudiziali in gergo bancario. Senza dimenticare che, ricorda il direttore territoriale, all’epoca Verdiglione era protagonista fisso della trasmissione satirica di Mediaset «Striscia la notizia».

Quanto bastava per ritenere che il discusso protagonista si portasse dietro quello che sempre in gergo si chiama rischio reputazionale. La richiesta di soldi, dunque, fu lasciata cadere, sia pure senza una formale risposta negativa. Ma con grande sorpresa Baldi venne a sapere mesi dopo del mutuo da 21 milioni concesso a tamburo battente.

Lui si sentì di dover telefonare in direzione generale, ma senza risultati. In mattinata si presenta sul banco dei testimoni anche Cesare Dragoni, titolare della Dragoni & partner che fece da intermediaria del mutuo concesso nell’agosto del 2008. Lui, aretino doc, anche se da anni lontano dalla sua città, si mantiene sulla negativa: tutto regolare, la San Carlo aveva i bilanci in regola, con un capitale (compresa la villa dell’hinterland appartenuta ai Borromeo) di 450 milioni, le visure camerali a posto, la centrale rischi che non segnalava anomalie.

Tutto normale, insomma, compreso il prezzo della mediazione, 221 mila euro, 200 mila dei quali di Verdiglione, il resto di Bpel: ci ho anche pagato le tasse sopra. Il Pm Andrea Claudiani tenta comunque con le sue domande di porre in luce alcune anomalie: Dragoni ebbe l’incarico dal guru subito dopo Ferragosto, alla fine del mese il mutuo era già concesso.

Tempi da record per una cifra così ingente. I rapporti con Bronchi? Quelli fra colleghi che avevano lavorato insieme al Monte dei Paschi, ma non pesò sull’operazione. La Dragoni & partner, comunque, riusciva a moltiplicare pani e pesci, come racconta l’avvocatessa diventata socia: entrò con 10 mila euro e ne uscì con 50 mila.

A fine mattinata le dichiarazioni spontanee di Saro Lo Presti, uno dei sindaci revisori sotto accusa (bancarotta colposa): noi vedevamo le carte dell’istruttoria e quelle erano in regola. La tesi della procura è opposta: già dalle pratiche elettroniche di fido si vedeva che le cose non tornavano. Diserta invece il curatore fallimentare della San Carlo, bloccato dalla neve. Se ne riparla alle prossime udienze