Un grammo d’oro all’inizio di quest’anno valeva poco meno di 60 euro, mentre ieri sfiorava gli 82 euro: il 48% in più. Il più classico dei beni-rifugio che cresce molto quando è in corso una crisi finanziaria e le risorse fuggono dalle Borse. È una corsa determinata da tensioni geopolitiche che trascina anche l’export aretino che fa segnare un +46,1% rispetto allo scorso anno, per un volume complessivo di 11 miliardi.
Una simile corsa verso il metallo prezioso ha certamente importanti ricadute nel distretto aretino, dal momento che già esiste una forte tendenza dei risparmiatori ad acquistare oro, l’investimento preferito delle famiglie del nostro Paese.
"L’export toscano nei primi 9 mesi del 2024, a fronte di una contrazione nazionale del -0,7% rispetto allo stesso periodo del 2023 - sottolinea Massimo Guasconi, presidente della Camera di commercio di Arezzo e Siena e di Unioncamere Toscana - fa registrare una crescita del +11,7%. Una performance alla quale ha contribuito in maniera significativa il valore delle esportazioni della nostra provincia che, con una quota del 24%, nella classifica delle province toscane, è preceduta solo da Firenze con il 37,1% (e una variazione percentuale sui primi 9 mesi dell’anno del +13,9). Allargando l’ambito territoriale, se sommiamo agli 11 miliardi di euro, i 3,5 miliardi di Siena, possiamo affermare che le esportazioni complessive delle imprese iscritte alla nostra Camera di commercio contribuiscono con il 31% al totale export della Toscana".
"Il dato complessivo è condizionato dall’andamento eccezionale del comparto orafo - prosegue il presidente Massimo Guasconi - esaminando i flussi verso l’estero al netto della oreficeria e dei metalli preziosi, infatti, la variazione tendenziale rispetto al 2023 si attesta a -2,2% nei nove mesi e a +4,4% nel terzo trimestre. Nel 2024 la gioielleria e oreficeria è tornata a essere la prima voce dell’export provinciale, a seguito di una crescita eccezionale che è proseguita e anche nel 3° trimestre (+86,3%) e che porta il bilancio dei primi nove mesi a +119% con un contro valore pari a oltre 5,3 miliardi di euro.
Si tratta di una crescita straordinaria che ha origine in un particolare mercato, quello turco, che dalla fine del 2023 ha presentato una esplosione: le esportazioni nel periodo gennaio-settembre 2024 si sono attestate a poco meno di 3,2 miliardi di euro con una crescita del 641,3% rispetto al 2023. Come già evidenziato più volte, le motivazioni di questa performance sono ascrivibili, oltre che a una maggiore rilevanza di Ankara come hub di transito per i paesi del Medio Oriente e dell’Asia Centrale, anche ai vincoli doganali e fiscali attivati dalle autorità turche sull’importazioni dell’oro come materia prima, con conseguente crescita di acquisti di gioielleria e di prodotti a bassa manifattura che hanno assunto una connotazione simile all’investimento in metalli preziosi".
"Contribuiscono positivamente all’export il tessile (+0,8%), abbigliamento (+7%) e calzature (+2%), mentre è negativo il bilancio della pelletteria (-1%) – commenta il segretario generale della Camera di commercio Marco Randellini - al di là del quadro positivo che emerge a livello provinciale e che è condizionato dall’andamento eccezionale del più importante brand italiano che è presente sul nostro territorio (Prada, ndr), l’andamento della moda (escludendo i cosiddetti collegati) sia a livello nazionale che regionale è particolarmente preoccupante come dimostra l’attivazione della possibilità di cassa integrazione in deroga per i dipendenti delle aziende del settore".