Specchio delle mie brame, qual è il piatto più buono del reame? Il piccione di Terramira o il fegatello di maiale grigio di Octavin? Entrambi prodotti che i super esperti di Michelin hanno premiato: sia il locale di Capolona che quello in città si sono visti confermare la stella, la condividono con circa 300 ristoranti di tutta Italia. Tra questi, Il Falconiere che dalle porte di Cortona è la stella che brilla ormai da più anni, la prima ad accendersi sul firmamento gastronomico aretino. "Certo chef", "Ecco chef" sembra di sentir risuonare dalle cucine spalancate per un giorno sul mondo.
Arezzo non aggiunge nuove stelle ma lucida quelle che aveva, e non era scontato. Tra quelle Terramira, i cui titolari hanno già annunciato di voler chiudere per rilanciare, con una proposta gastronomica ancora più avanzata: un viaggio verso la seconda stella, un "presepe"" per poche decine di attività in Italia? Vedremo. Tra un anno esatto, quando la partita si riaprirà.
E come sempreil mondo Michelin non si ferma alle stelle, perchè correda le sue pagelle con una raffica di segnalazioni che coprono tutte le vallate. Promozioni che i locali si tengono stretti. Ad Arezzo restano legati alla guida tre locali di punta: Le Chiavi d’Oro, ora all’ombra della Chimera, indicate in particolare per la quaglia ripiena al tartufo. Poi Saffron, l’unico locale di pesce segnalato nelle pagine dai mille sapori, e Osteria Grande, tra le ultime arrivate in piazza Grande ma in corsia di sorpasso, almeno nel giudizio dei misteriosi giudici di Michelin.
Un’altra terra baciata dagli chef è Cortona: che alla stella del Falconiere unisce altri bei voti, dall’Osteria del Teatro alla Bucaccia,dalla Locanda del Molino all’Enoteca Meucci. Una proposta che si appoggia ai piatti ma anche alle location, suggestive dovunque, figuriamoci in terra d’Etruria. E in qualche caso ai prezzi: è il ramo della classifica che si definisce Bib Gourmand , centrata proprio sul rapporto qualità prezzo. Una scorciatoia che porta alla segnalazione la Bucaccia ma anche "Da Alighiero" di Anghiari, "Il Tirabusciò" di Bibbiena e "Il Cedro" di Moggiona, a due passi da Camaldoli. Moggiona che se ci fosse, vincerebbe il premio per il rapporto tra chilometri e qualità, un piccolo paese con due segnalazioni: l’altro è "Mater", nome che già evoca la spiritualità della zona. Ma è un viaggio che non deve finire.
Tra i segnalati torna l’Osteria del Borro, anche lei agganciata ad un piccolo paese da favola. E rimanendo in Valdarno spazio a "Il Cipresso- Da Cioni"" a Loro Ciuffenna. E sempre in Valdarno ecco "La Cantinella"" di Montemarciano, classico piccolo ristorante di campagna che però non sfugge alle lenti, e sopratutto ai denti, francesi. Nel tour delle piccole cose e case c’è da segnalare Montebenichi che sfoggia sulla guida la sua "Osteria L’Orciaia". Mentre in Valtiberina Sansepolcro risponde ad Anghiari con un classico "Il Fiorentino e Locanda del Giglio", nel centro del borgo. Una rete infinita di insegne, che di anno in anno si arricchisce, senza dimenticare altre regine della tavola, come ad esempio quelle del circuito Slow Food. Disegnano insieme ai colleghi aretini non ancora finiti nelle grazie della classifica e a quelli di tutta la regione una vera prevalenza della Toscana nel piatto. Anzi a capotavola, il posto che ci spetta.
Lucia Bigozzi