Alberto Pierini
Cronaca

"Da Vescovo nelle piazze della movida": il racconto di Fontana alla mezzanotte di Pasqua

Omelia a braccio, scende tra i banchi di nuovo affollati. "I giovani che caricano i Tir, le famiglie che si spezzano, il prossimo Tir per l'Ucraina da riempire"

Il Vescovo in Cattedrale

Arezzo, 17 aprile 2022 - In quella che potrebbe essere la sua ultima notte di Pasqua da Vescovo di Arezzo, Riccardo Fontana ritrova l'abitudine e un po' il vezzo dei primi anni. All'omelia volta le spalle all'ambone, che pure ha lottato come un leone per trasformarlo con una delle opere di Giuliano Vangi, e con il microfono in mano si perde tra i banchi.

Sono banchi pieni e non vuoti come spesso la pandemia ci aveva aiutato a vedere. Si rivolge a dei fedeli veri e non a sagome o a persone un po' spaventate. Fedeli che escono di casa poco prima di mezzanotte, quando nei giorni critici c'era già il coprifuoco e al massimo potevi andare fuori per far fare i bisogni al cane.

E lontano dall'ambone del buon Vangi recupersa anche le calate da toscano di mare. "Mosè un'era un bravo ragazzo, ne aveva fatte quante ne aveva potute".

Racconta il Vangelo e le letture, anche se quel vuoto dell'ambome di Vangi, che raffigura proprio il sepolcro e in un estremo paradosso incrocia il silenzio del Sepolcro con la parola delle scritture, è l'esegesi più chiara e più diretta.

Rievoca la sua esperienza da diplomatico vaticano, quando era nunzio in Indonesia: "Scoppiò la guerra in un'isola, non riuscii a trovare un giornale italiano che desse la notizia".

Pensa alla guerra di oggi, che invece travolge i media. "Non dite che gli aretini non hanno fede, 90 tonnellate di generi alimentari hanno spedito con la Caritas". Ma lui ha in mente il prossimo Tir, quello che vorrebbe far partire la settimana prossima. "Cibo per bambini e comunque a lunga conservazione".

"Un gruppo di ragazzi si presentò con i sacchi a pelo non puliti di lavandiera, come io avevo chiesto, ma nel cellophane, ancora nuovi". La migliore gioventù, davanti alla quale vede i timori per la stabilità delle famiglie. "Ma possibile che tante mogli non debbano avere la certezza di tenersi il proprio marito per sempre?".

Le donne diventano quelle del sepocro, quelle che capiscono al volo che è risorto quando gli apostoli non capiscono. "Unn'è qui": e sembra del tutto naturale che l'angelo davanti al sepolcro aperto parli lo stesso toscano di mare caro al Vescovo.

"Una sera sono voluto andare a vedereb anch'io cosa succedesse nelle notti aretine tra i giovani. Un giro, da Sant'Agostino a Guido Monaco alle altre piazze. Mi sono fatto accompagnare da persone nonni veri, sconvolti nello scoprire che ragazzi dell'età dei nipoti potessero essere ubriachi".

Non la chiama movida, anche se invoca di sporcarsi le mani nei social, dove i ragazzi ci sono davvero, senza andarli a cercare tanto. Parla di priorità educativa, pensa al suo catechismo, alle parrocchie, ai gruppi. Parla a braccio, come il giovane Fontana dei primi anni, meno istrionico ma forse più coinvolto di prima, in una Cattedrale dove Umberto Valiani finisce la voce per cantare la Resurrezione, dove Maurizio Pasqui unisce la sua tromba ai canti, dove dopo tre anni di sospensione la Pasqua prova a ritrovare se stessa.