ANGELA BALDI
Cronaca

Dalle bombe alla cattedra "Io insegno: la mia gente è in guerra" La fuga col figlio, l’ansia per il padre

Yuliia ha completato il suo corso accademico di ucraino e russo. "L’Università mi ha ridato la vita" "Ci hanno raggiunto mia madre e mia sorella. Ma resta l’angoscia per chi è rimasto nel nostro Paese" .

Dalle bombe alla cattedra  "Io insegno: la mia gente è in guerra"  La fuga col figlio, l’ansia per il padre

Dalle bombe alla cattedra "Io insegno: la mia gente è in guerra" La fuga col figlio, l’ansia per il padre

di Angela Baldi

Un anno fa era arrivata in città scappando dalla guerra. Aveva iniziato a insegnare al Campus del Pionta come visiting professor di lingue slave orientali, russo e ucraino. All’università di Arezzo la professoressa Yuliia Chernyshova ha potuto continuare il lavoro che faceva a Kiev. Un anno dopo, mentre il conflitto non si ferma, cosa significa essere qui e continuare a fare il proprio mestiere?

"A livello personale l’opportunità che mi ha dato l’università ad Arezzo è unica, forse l’unico ateneo in Italia ad essersi impegnato concretamente. Questo lavoro significa tutto per me, l’università mi ha dato tanto e spero di avere ricambiato con il mio impegno".

A causa del conflitto la professoressa Chernyshova era scappata dall’Ucraina dove era docente universitaria di Lingue romanze e teoria e pratica della traduzione ucraino-italiano, da aprile 2022 dopo essere arrivata in città col figlio adolescente, insegna al Pionta.

"Insegnare qui mi ha dato la possibilità di continuate a lavorare, quando ti crolla tutto addosso, l’insegnamento e la didattica diventano un pilastro di normalità, il segno che qualcosa rimane come prima. L’università mi ha dato la possibilità di stare sempre a contatto con le persone, i ragazzi, i colleghi, mi ha permesso di non chiudermi in me stessa". Ad aprile dell’anno scorso l’arrivo in città, a marzo 2022 dopo notti in bunker la decisione di lasciare Kiev.

La fuga dall’Ucraina in Italia con il figlio di 15 anni, poi l’arrivo anche della madre e della sorella, e la paura per il padre rimasto a Kiev così come i molti parenti a Bucha. "I primi mesi ero sotto shock continuavo a fare le cose e ad adempiere agli obblighi ma senza ragionare,per questo è stato di grandissimo aiuto lavorare. Non solo, l’università mi ha dato la possibilità di alzare la voce. Grazie alla didattica alle lezioni di lingue e letteratura ucraina e alla partecipazione alle iniziative dei colleghi russofoni, ho potuto spiegare cosa stava succedendo. Ho affrontato il tema della dissidenza russa, degli intellettuali che si oppongono alla guerra, di come cambia la lingua russa nei conflitti". Proprio ad Arezzo si è appena concluso il ciclo "Lezioni di lingua e letteratura russa" rivolto agli studenti nella sede del Pionta. Sono stati numerosi gli interventi dei docenti, in tre giornate di studio e orientamento che hanno coinvolto gli studenti delle scuole superiori. Fra questi Yulia. La professoressa ucraina si trova da quasi un anno i nella sede aretina, dove sta tenendo corsi di russo e ucraino. Nei tre giorni si sono tenuti anche laboratori di russo, con sessioni di "tandem" fra studenti russofoni e la visita guidata, sempre in lingua russa, alla basilica di San Francesco.

"Spero di poter continuare a lavorare al Pionta, il prossimo anno dovrebbe partire una laurea magistrale e spero di poter continuare ad organizzare varie iniziative nell’ambito delle lingue slave".