Un Natale lontano dai bombardamenti, dalle sirene che "gridano" insistenti, dalle città ridotte in macerie. È il Natale che sedici bambini ucraini, provenienti dalla regione di Zaporizhzhia e di Kiev, passeranno ad Arezzo dove pochi giorni fa alcune famiglie li hanno accolti e dove passeranno le feste. Tra di loro c’è Daria, 12 anni, una bambina del nord di Kiev, orfana del babbo morto nei primi giorni di guerra. "L’estate scorsa è stata l’unica nel suo villaggio che non ha trovato accoglienza in Italia, non potevamo non aprirle le porte" sorride Giovanni Cambria che la scorsa estate, insieme alla moglie Maria Alessia Bronchi e alla figlia lituana Julia, avevano accolto Anna di 8 anni. "La prendiamo noi Daria?" Ho chiesto a mia moglie, che mi ha risposto: "E se torna Anna come facciamo?" Le prendiamo entrambe - ho risposto. Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso, vi sorprenderete a fare l’impossibile, ci insegna San Francesco" continua Giovanni. "Sì, perché la nostra idea era quella di ospitare nuovamente Anna, ma sapevamo che nel caso in cui il padre, pilota elicotterista, fosse tornato in licenza, sarebbe rimasta in Ucraina. Siamo felici quindi che lei non venga, farà Natale con i suoi, l’aspettiamo per l’estate".
Sotto l’albero c’è un regalo per Daria? "Certo che si. E’ da giorni che li stavamo preparando".
Feste e poi... "Dal 7 gennaio, nella parrocchia di Indicatore, sono stati organizzati laboratori di italiano, giochi, attività varie. Sarà una rigenerazione per loro. Anna, ha otto anni, ne ha passati due in guerra. Qua hanno trascorso e trascorreranno del tempo in un luogo in cui non si spara, dove non si deve correre per fare la spesa, dove non si dorme nei rifugi e non suona l’allarme. A Daria dovremmo spiegare il senso dei nostri petardi".
Cosa avete vissuto questa estate con Anna? "Abbiamo girato tanto per i boschi. Un fine settimana siamo andati a Rimini, non aveva mia visto il mare. Sembrava toccasse il cielo con un dito".
Perchè accogliere un bambino? "Perchè no. Anna ci ha dato molto di più di quello che le abbiamo dato noi. Con Julia fino a 20 giorni fa si sentivano costantemente, poi i russi hanno bombardate le centrali elettriche ed è diventato tutto difficile".
Ad Arezzo è arrivato anche Bogdan di 8 anni, ospite nella famiglia di Lucrezia Lombardo, insegnate di filosofia e storia al liceo scientifico di Castiglione e scrittrice. Appena arrivato è scoppiato a piangere, tanta l’emozione. "Adesso ride e scherza continuamente" racconta Lucrezia. La mamma di Bogdan è morta, il padre non lo vuole, lui è stato cresciuto dalla zia. Una famiglia, quella di Lucrezia, che ben conosce cosa vuol dire la guerra. Il marito è croato, aveva 12 anni quando è scoppiati il conflitto nei Balcani.
"Bogdan parla di attacchi aerei avvenuti nella notte e di cibo, continuamente. Si vede che gli è mancato". L’emozione, i timori erano tanti ma non sono bastati a frenare la voglia di questa accoglienza, "nella convinzione che sarà lui a dare molto più a noi. Per questo voglio ringraziare Paola Perciaccante, una delle referenti del Gruppo Puer Arezzo Bambini Senza Confini", che si occupa di organizzare ospitalità e sostegno a distanza di minori di ogni parte del mondo che si trovano in situazioni di fragilità e disagio economico a causa di guerre, povertà, disastri ambientali.