LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Dazi, arriva la bufera annunciata. L’oro trema ma la moda sta peggio

L’asse con gli Usa è strategico ma non mancano mercati alternativi. Ricette? Triangolazioni e sedi all’estero

L’annuncio di Trump sui. dazi al 25 per cento nei confronti dell’Europa mette in allerta gli imprenditori orafi che cercano soluzioni alternative

L’annuncio di Trump sui. dazi al 25 per cento nei confronti dell’Europa mette in allerta gli imprenditori orafi che cercano soluzioni alternative

Trump annuncia la "tempesta" dei dazi sull’Europa. E nel distretto dell’oro, il più grande nel vecchio continente e il primo in Italia per estensione e produttività, corre la fibrillazione dell’attesa. Attesa di capire se Trump alza la voce per poi mediare e fare dietrofront o se stavolta calerà davvero la "mannaia" sulle eccellenze italiane, oro compreso, motore dell’economia aretina. Export a rischio? Il quadro non è da "allarme rosso", non per ora. Piuttosto se il presidente degli Usa dovesse confermare l’intenzione, i dazi risulterebbero un’altra "tassa" del 25 per cento per gli imprenditori orafi già alle prese col caro-energia, il costo dell’oro grezzo da oltre un anno sull’altalena dei rialzi e l’instabilità internazionale che mette il freno ai mercati. A rendere complesso il quadro d’insieme c’è poi il periodo "nero" della moda - altro motore dell’economia locale - inchiodata a una crisi che coinvolge anche le aziende orafe specializzate nella filiera degli accessori per calzature e pelletteria.

Va detto che alle mosse di Trump molto probabilmente corrisponderanno le contromosse dell’Europa e quelle dell’Italia pronte a restituire la pariglia piazzando dazi sui prodotti che dall’America arrivano nel nostro Paese.

Ma quanto conta l’export dell’oro aretino negli States? Secondo i dati elaborati dalla Camera di Commercio nel terzo trimestre 2024, gli Usa rappresentano il terzo Paese in cui esportiamo di più, preceduto da Turchia, che resta sul podio, e gli Emirati Arabi Uniti. In valori assoluti, il totale delle esportazioni aretine Oltroceano al settembre 2024 è pari a 11 miliardi di euro, dei quali 5 riguardano la gioielleria. Di questi 5 miliardi, 360 milioni sono il controvalore in euro dei scambi commerciali della sola gioielleria verso gli Usa.

La fetta più grande della business dell’oro di Arezzo è saldamente ancorato agli ordini dalla Turchia (che continua a registrare un boom esponenziale con oltre 3 miliardi) e dagli Emirati Arabi Uniti (con 538 milioni). Tornando ai numeri: al l 30 settembre 2024 il valore dell’export totale aretino verso gli Usa è pari a 726 milioni, di questi 550 milioni è il valore dell’oreficeria e 185 quello dei metalli preziosi (i lingotti). Certo, se i dazi di Trump diventeranno realtà, l’effetto più pesante sarà sulle tasche del consumatore finale e questo, in prospettiva, potrebbe rappresentare un gap per le aziende aretine sul piano degli ordini. Ma è presto per dirlo e non è detto che accada in maniera automatica perchè la storia dell’economia insegna che di fronte ai dazi, si trovano quasi sempre strade alternative. Quali? Triangolazioni con Paesi non ancora nel mirino di Trump, ad esempio. A questo si aggiunge l’opzione della riorganizzazione aziendale: dall’apertura di nuove sedi all’estero alla diversificazione dei mercati, anche se si tratta di processi che richiedono tempi più lunghi.

"In questa fase occorre monitorare la situazione e verificare quale sarà l’effettiva incidenza dei dazi annunciati da Trump per il distretto orafo in valori assoluti. Gli Stati Uniti non sono i Paesi in testa alla classifica dell’export con i quali in questo momento gli imprenditori orafi fanno business. Anche per questo la situazione non è così preoccupante come accade, invece, per la moda. Turchia ed Emirati Arabi restano sul podio dei mercati principali per il distretto orafo", spiega Marco Randellini segretario generale della Camera di Commercio. Trump è avvertito.