LUCIA BIGOZZI
Cronaca

De Robertis: “Lascio la Regione, non la politica”

La scelta dopo 12 anni:" Stagione bella ma chiusa. Farò il sindaco? Non sta a me candidarmi, darò il contributo che mi sarà chiesto"

La consigliera regionale del Pd Lucia De Robertis ha deciso di non ricandidarsi

La consigliera regionale del Pd Lucia De Robertis ha deciso di non ricandidarsi

Arezzo, 20 febbraio 2025 – Dodici anni in consiglio regionale. Ma nel trolley della politica Lucia De Robertis portava già l’esperienza di governo a Palazzo Cavallo (assessore e consigliere comunale). Ora quel trolley è pronto per lasciare Firenze ma non la politica. Che ad Arezzo, anche per lei, fa rima con amministrative.

Perché ha deciso di non ricandidarsi?

"Perché credo sia arrivato il momento di dire basta. L’impegno nelle istituzioni ha bisogno della voglia di mettersi in gioco e dell’entusiasmo che serve per dare il massimo e mettere gli altri e la vita degli altri prima dei tuoi bisogni. È un’esperienza che comporta scelte quasi totalizzanti e restringe i tempi della vita privata".

Che esperienza è stata?

"Meravigliosa. La rifarei subito: mi ha permesso di conoscere luoghi, persone, situazioni e di provare a fare per i bisogni del territorio. L’ambito del comune ha confini chiari, ma a livello regionale rappresenti una provincia su dieci e devi mediare per dare risposte alle realtà locali".

Cosa dovrebbe funzionare di più e meglio nel governo della Regione?

"La particolarità che a volte rende complicato legiferare e di occuparsi di tutto e tutti nella stessa misura, è la diversità del territorio: si va dalle montagne alle isole. Normative che sembrano perfette sulla carta, se si calano sui territori hanno effetti molto diversi. Qualunque norma tu faccia, la sua applicazione in alta Valtiberina, da Sestino a Sansepolcro considerando la distanza e i collegamenti viari, e a Firenze dà esito differente. La capacità che deve avere chi governa la Regione è diversificare al meglio i provvedimenti avvicinandoli alle realtà locali".

La cosa più bella?

"L’opportunità di essere stata grande elettore del presidente Mattarella. Lo sento un po’ ’mio’ nel suo ruolo istituzionale quando lo vedo in tv".

L’obiettivo mancato?

"Colmare il gap tra i nostri territori e la grande città anche a livello di opportunità. L’esperienza del Covid ha lasciato il segno ma penso anche all’assistenza sanitaria, alla formazione, nelle aree interne".

Il suo è un addio alla politica?

"Non amo dire mai più. Ritengo conclusa la mia esperienza in Regione, penso di aver dato il mio contributo. Io faccio parte di una comunità politica, sono una cittadina che ama interessarsi dei bisogni degli altri. Non dico mai più, qualora il mio contributo fosse richiesto".

Lei rappresenta l’area moderata del Pd capace di tenere insieme un vasto mondo: dalle Acli al progetto di Tenti, passando per il fronte civico. Sarebbe un profilo ideale per il Comune? E la città è pronta per un sindaco donna?

"Non devo essere io a dirlo e non so se è arrivato il momento di una donna a Palazzo Cavallo. Mi sembra che negli ultimi tempi le barriere siano state abbattute, anche se non credo sia un problema di genere. Sono a disposizione della mia comunità politica, non sono io che decido la candidatura a sindaco e francamente non ci ho mai pensato. Di certo, rispetto alle amministrative, qualora mi venga richiesto e nei ruoli che potrebbero essere proposti, darò il mio contributo".

Cosa serve per riconquistare il Comune?

"La priorità è l’idea della città che si vuole costruire, elemento che negli ultimi anni è mancato. Bisogna tornare a far sognare le persone, ridare entusiasmo, lanciare una grande campagna per riportare al centro gli argomenti oggi finiti nel dimenticatoio. Non dobbiamo far passare un’autostrada da Arezzo ma portare Arezzo in alto, al livello che merita. Questa città ha smesso di sognare".