Delitto con la vanga. Conferme dall’autopsia. L’omicida e l’ipotesi del rito abbreviato

Rischio ergastolo se Irfan verrà imputato di omicidio per futili motivi. L’assasino di Girolami l’avrebbe ammazzata con due colpi alla testa. Gli avvocati delle parti non hanno chiesto ulteriori perizie .

Delitto con la vanga. Conferme dall’autopsia. L’omicida e l’ipotesi del rito abbreviato

Il casolare in Valdichiana dove è stata uccisa la psicoterapeuta

Il litigio sui pavoni potrebbe costargli l’ergastolo. Ad ora a Irfan Muhamed Rana è contestato l’omicidio volontario per la morte di Letizia Girolami ma "i futili e abietti motivi" sono un aggravante che alzerebbe l’asticella della pena prevista fino all’ergastolo, anziché i 21 previsti come pena base per l’omicidio. In termini processuali l’eventuale nuova contestazione precluderebbe anche la strada (che la difesa potrebbe valutare) del rito abbreviato che di per sè implica lo sconto di un terzo della pena, a patto che il processo avvenga sulle carte, sulle indagini, senza dibattimento quindi. Ciò, tradotto, vorrebbe dire un processo davanti la corte d’assise per l’uomo accusato di aver ucciso la ex suocera. Delitto che ha ammesso due volte: la prima quando sono scattate le manette, domenica scorsa; la seconda ieri l’altro, in carcere, quando ha chiesto un colloquio con il suo legale per raccontare la sua verità davanti la procuratrice di Arezzo Gian Federica Dito e e la Pm Angela Masiello, titolare dell’inchiesta.

"Abbiamo litigato per dei pulcini di pavone, si erano persi dopo i giorni di pioggia". Poi la Girolami se l’è presa con il marito e Irfan si è messo in mezzo per prendere le sue difese, dice. A questo punto è partita la lite dove la donna avrebbe iniziato a offenderlo. "Ho visto tutto nero, non so cosa ho fatto". ha detto davanti agli investigatori. Una versione, la sua, che potrebbe cambiare il quadro. Delitto d’impeto certo ma con un’aggravante.

Al momento rimane solo un’ipotesi che gli investigatori starebbero però valutando anche se le indagini, sin dal primo momento, hanno adottato la linea del più assoluto riserbo. Anche su l’autopsia che si è svolta ieri a Siena e portata avanti dall’equipe del professor Mario Gabbrielli. Ad ora non ci sono novità oltre le sommarie supposizioni: più colpi con un bastone del diametro di 10 centimetri e della lunghezza di 20. L’idea è di due colpi con una zappa ma è tutto da vedere: la risposta arriverà entro 90 giorni, il tempo che si è preso il perito della Procura per elaborare la sua relazione e inviarla agli inquirenti. Anche l’avvocato della difesa Maria Fiorella Bennati ha partecipato al conferimento dell’incarico ma non ha nominato un perito di parte così come ha fatto la famiglia della vittima che ha affidato il caso al legale romano Fabrizio Modoni . Gli ultimi nodi da sciogliere - quelli riguardo modalità del delitto - saranno sciolti dal verdetto del prof Gabbrielli. Si tratta di un altro aspetto che potrebbe influenzare il processo visto che più colpi inferti potrebbero a loro volta rappresentare un aggravante, quello della "crudeltà". Ad ora è tutto da vedere ma è uno scenario non inverosimile.

D’altra parte potrebbero entrare in gioco alcune attenuati. Tra queste l’incensuratezza dell’imputato: Rana ha la fedina penale pulita. Almeno in Italia mentre fuori dai confini nazionali è tutto da verificare. Un profilo, quello del pakistano, ancora avvolto dal mistero su cui i riscontri e gli accertamenti dei carabinieri non si assopiscono. Era l’ex fidanzato della figlia, 37 anni, e dopo la rottura aveva continuato a vivere sotto lo stesso tetto, mentre quella che era la sua compagna si trovava in Spagna nel momento dell’omicidio della madre. Perché continuava a vivere lì? Gli interrogativi rimangono anche se piano piano si dissolvono ma anziché fare chiarezza rendono la vicenda - una sanguinosa vicenda - sempre più sanguinosa.