Delitto del narghilè, parla l’assassino: "Mi pento, non volevo ucciderlo"

"Ho rovinato due famiglie" parla Pavel Martinez Mesa. Ieri a processo i due periti . nominati da difesa e procura.

Delitto del narghilè, parla l’assassino: "Mi pento, non volevo ucciderlo"

"Mi dispiace, con quello che ho fatto ho rovinato la vita a due famiglie, la sua e la mia". Ha deciso di rilasciare una dichiarazione spontanea in aula Pavel Martinez Mesa, seduto al banco degli imputati per la morte di Joel Ramirez Seipo. La Pm Francesca Eva gli contesta l’omicidio volontario: secondo l’accusa avrebbe lanciato un narghilè al connazionale per ucciderlo durante una rissa alla discoteca di Poggilupi di Terranuova Bracciolini.

Ieri mattina è stata la giornata dei periti medici in aula. Il 23 novembre scorso era già stato sentito il consulente balistico della difesa, il dottor Emilio Galeazzi, che aveva illustrato alla giudice per le udienze preliminari Giulia Soldini alcuni aspetti della dinamica: "Non era volontà del nostro assistito ammazzare Seipo e la nostra perizia lo spiega", avevano spiegato i legali Francesco Areni e Alberto Catalano.

Ieri il professor Mario Gabbrielli (consulente della procura) e il dottor Sergio Scalise (consulente della difesa) hanno riportato le loro valutazioni in aula. La dinamica illustrata da entrambi non era così diversa: i due professionisti hanno esposto che il narghilè ha colpito prima il mento, le labbra e i denti (spaccandoli) e poi si è frantumato in mille pezzi. Frammenti del vetro che sarebbero andati a finire ovunque, anche sulla giugulare e carotide dell’uomo che hanno reciso. Così è morto Seipo.

Diverse - ca va sans dire - erano invece le valutazioni fatte dagli avvocati. Per quelli dell’imputato confermano una "visione accidentale e non prevedibile del fatto"; mentre secondo gli avvocati di parte civile, Alessandro Massai e Francesca Rossi, l’intenzione era chiara, "è stato un colpo sferrato da due metri di distanza all’altezza del volto, con tantissima violenza". La strategia della difesa derubricare il capo di imputazione in omicidio preterintenzionale per ilquale la pena in caso di condanna è minore.

Anche a questo sarebbe servita la dichiarazione spontanea di Mesa che si è fatto vedere pentito di quello che aveva fatto. "Mi dispiace, quell’evento mi ha cambiato la vita, ho rovinato la sua famiglia ma anche la mia, ho capito l’errore che ho fatto ma non volevo ucciderlo", ha detto in aula durante l’udienza.

Per la sentenza c’è ancora da aspettare: sarà pronunciata il 5 novembre; mentre la discussione inizierà il prossimo 24 ottobre.

Luca Amodio