Delitto di Pozzo. Recuperato il cellulare. I nodi dell’inchiesta e i tempi del funerale

Metal detector in azione al casolare dove è stata uccisa Letizia Girolami. Ultimi aspetti da chiarire dopo la confessione dell’ex genero Irman Rana. Ancora non è stata riconsegnata la bara della donna per le esequie. .

Delitto di Pozzo. Recuperato il cellulare. I nodi dell’inchiesta e i tempi del funerale

Sopralluogo al casolare in Valdichiana (foto di repertorio)

Metal detector in azione a Pozzo della Chiana in via Poggi Grassi. Ieri mattina i carabinieri sono tornati al casolare in Valdichiana armati di rilevatori di metalli con un chiaro obiettivo: ritorvare il cellulare di Letizia Girolami la donna amamzzata sabato dieci giorni fa. Dopo una settimana dal femminicidio a Foiano tutti i nodi erano ormai sciolti anche se rimaneva un interrogativo aperto: dove si trovava il cellulare della psicoteraputa di 72anni? Ieri lo smartphone è stato ritrovato ed è già in mano ai tecnici che passeranno al setaccio tutto quel che può esser utile all’inchiesta. Inchiesta che comunque sia lascia ben poche zone d’ombra.

Le ricerche dello strumento erano andate avanti initerottamente anche perchè le indagini per trovare il presunto (è così fino a sentenza passata in giudicato) si sono risolte nel giro di 24 ore con l’arresto di Irfan Muhamed Rana. Ha confessato in lacrime la domenica del ritorvamento del corpo ai carabinieri e due giorni dopo ha fornito i dettagli nell’interrogatoriorichiesto quando già si trovava in carcere. A difenderlo l’avvocato Fiorella Bennati.

"L’ho ammazata, abbiamo litigato per dei pulcini di pavone" ha raccontato alla procuratrice di Arezzo Gian Federica Dito e alla Pm Angela Maiello. Secondo il racconto del pakistano, 37 anni, ex fidanzato della figlia, la donna se la sarebbe presa con il marito (che non era presente) per alcune disattenzioni che avrebbero portato alla perdita degli uccelli che allevava nel suo casolare. Irfan, ha raccontato, di aver preso le difese dell’uomo e da lì sarebbe partita la lite con la donna: prima un litigio, poi "non ci ho visto più, l’ho attaccata". Una versione che gli investigatori dovranno riscontrare anche se i dubbi sul piatto rimangono ben pochi. Da chiarire c’è soltanto come sono andate le cose: quanti colpi sono stati e con che arma. Ormai il fatto che si sia trattato della zappa sembra certo anche se tutto è in attesa di conferma: l’utensile è stato inviato a Firenze per essere analizzato ma al momento i risultati devono arrivare. La modalità di esecuzione dovrà chiarire quanti colpi abbia sferrato il pakistano: al momento, parrebbe due. Non è un particolare da poco perchè se le modalità configurassero un delitto efferato potrebbe scattare l’aggravante della crudeltà. Aggravante che potrebbe appesantire il capo di imputazione è anche quello dei futili motivi - cioè i pavoni - che potrebbe precludere la strada del rito abbreviato visto che l’ìipotesi di reato prevede la pena dell’ergastolo. In quel caso il processo si svolgerebbe in corte d’assise ma al momento sono tutte ipotesi, non confermate da alcun atto. Farà luce la perizia a cui sta lavorando l’equipe del professor Mario Gabbrielli di Siena che si è dato 90 giorni per scrivere la sua relazione.

Luam