Arezzo, 25 aprile 2020 - «Prima» i ponti di primavera avevano il sapore dolce della trasgressione e della gita fuori porta, per i più fortunati del week-end al mare, ora sono diventati una maledizione. Non solo perchè la reclusione agli arresti domiciliari resta, nonostante la ripresa degli spostamenti che vedremo sotto, ma anche per la necessità obiettiva di procurarsi la spesa per non morirci di fame dentro casa. Andatelo a dire a quella folla di forzati che ieri si è messa in fila davanti ai supermercati, come succede prima di ogni giorno di festa.
Si ripetono dunque le scene della vigilia di Pasqua, quando all’Esselunga avevano distribuito persino l’acqua tra la folla, come se fosse un Grande Esodo e non invece il piccolo esodo del nostro scontento: da casa al carrello e ritorno. Si allungano quindi le file dei supermercati dei quartiere, diventano epocali quelle davanti ai templi della grande distribuzione, come alla Coop Settepont, dove si dirigono tutti quelli che sono rimasti fuori dagli alti marketi.
Alle otto di sera meno un quarto, quando mancano appena quindici minuti alla chiusura, cominciano a piovere le telefonate: in coda, dicono, siamo ancora in cento, con poche speranze di tagliare il traguardo dell’ingresso prima che Portobello dica stop. Ma poi il supermercato decide che tutti quelli in coda saranno serviti. Qualcuno maledice l’ordinanza che impone le saracinesche sbarrate per il 25 aprile, come i fumatori poco previdenti che oggi dovranno arrangiarsi, magari con uno sconfinamento fuori della cinta daziaria nei comuni vicini che non hanno imposto di sigillare pure i distributori automatici di sigarette.
E’ una maledizione ma anche un sintomo che la gente ricomincia a muoversi, stanca di stare tappata dentro casa. Lo conferma l’osservatorio di Enel XHere, che attesta un 7 per cento di spostamenti in più nell’ultima settimana. Ormai gli aretini (il dato comprende l’intera provincia) che non escono dal recinto domestico sono ridotti al 42 per cento, solo sette giorni fa erano ancora il 49. Sono sempre tantissimi e infatti la disciplina si manifesta soprattutto nei festivi, quando di pretesti per abbandonare gli arresti domiciliari ce ne sono meno.
Domenica scorsa, ad esempio, il 66 per cento, due su tre, è rimasto tranquillamente a fare il chilo dietro il portone. Salvo la grande fuga del lunedì, quando il 57 per cento è tornato ad animare le strade. Il primato dei casalinghi, che la settimana scorsa era di Pieve Santo Stefano, lo riconquistano Badia Tedalda e Sestino, non a caso due dei focolai del virus che oscillano fra estinzione e nuove fiammate: 70 per cento di rinchiusi a Badia, 65 nella piccola enclave aretina in provincia di Pesaro.
Persino Chitignano, che sette giorni fa, aveva più movimenti di gennaio, torna ad allinearsi: pari e patta di movimenti fra adesso e l’ultimo momento della normalità. Il capoluogo sta nel mezzo: 45 per cento di carcerati più o meno volontari. Ma la voglia di ricominciare è ormai palese. Prima ancora col nasometro che con queste sofisticate analisi della nostra vita quotidiana mentre il virus piano piano allenta l’assedio