Salvatore Mannino
Cronaca

Diario della ripartenza: più scontrini leggeri e più code, il termometro del malessere

Tanti in fila ai supermercati ma la spesa media oscilla tra i dieci e i venti euro: è il segnale che nelle famiglie sta diminuendo la liquidità

Al supermercato si potrà entrare senza green pass, ma solo per acquistare alimentari

Arezzo, 14 maggio 2020 - Ripartenza sì ma come? Anzi con quali soldi, per dirlo meglio con quale liquidità per le famiglie? Il segnale d’allarme viene da un supermercato di quartiere in una zona relativamente benestante, nella quale la recessione (speriamo non depressione economica) dovrebbe incidere meno che altrove. E invece ecco il succo di una conversazione mattutina coi dipendenti.

Si comincia da una battuta: di questi tempi gli affari non vi mancano di sicuro. Che parrebbe una considerazione a lume di logica, visto che i supermercati non si sono mai fermati e le code per entrarvi sono state uno dei grandi temi del lockdown, anche in questo Diario. I dipendenti, però, vi gelano subito: sì, è vero ci sono le file, ma non ci sono i soldi.

La prova che loro portano pare a prima vista inoppugnabile: gli scontrini d cassa e la loro entità media. Bene, ovviamente bisogna fidarsi della parola di chi racconta perchè una verifica richiederebbe di passaree ora a spulciare i conti, ma non si vede perchè chi ci lavora dentro dovrebbe raccontare bugie. E l’amara verità che esce dai diretti protagonisti è che ormai lo scontrino medio oscilla fra i 10 e i 20 euro.

Il che significa grande confusione, perchè la gente in fila ci si mette lo stesso, con più pazienda del «prima», ma con effetti depressivi sugli incassi. Nel senso che alla fine ci sono più persone tra gli scaffali ma il guadagno si contrae. Il risultato è paradassale. La grande catena che gestisce la struttura ha dovuto sì aumentare gli addetti alle casse, per evitare che le code crescessero, ma ha anche chiesto a tutti un sacrificio di stipendio, perchè gli incassi non bastano a coprire l’aumento dei costi.

Sembra la prima conseguenza, persino in un quartiere dove i problemi economici non sono mai stati la priorità, della gelata che si sta abbattendo sul paese e anche su Arezzo. I commercianti, i professionisti, le partite Iva, che sono il nerbo del ceto medio che vive in zona debbono spesso arrangiarsi, oltre che con i risparmi del passato, con i 600 euro (forse diventeranno 800) erogati dall’Inps, i lavoratori dipendenti spediti in cassa integrazione dalle aziende ferme per due mesi aspettano ancora, specie per la cassa in deroga, che i loro assegni arrivino in conto corrente, gli imprenditori e gli altri lavoratori autonomi in attesa dei finanziamenti fino a 25 mila euro garantiti dallo stato al cento per cento attendono, spesso invano, che i prestiti vengano materialmente messi a loro disposizione, per i problemi di cui La Nazione ha spesso parlato nei giorni scorsi, in particolare la confusione del decreto liquidità di aprile che lascia i bancari nelle condizioni di rischiare il penale (bancarotta fraudolenta) per eventuali esposizioni finanziarie incaute.

Ci sono un intero paese, un’intera provincia, un’intera città e persino un quartiere che restano appesi a mezz’aria, gli scontrini della spesa al supermercato fanno da termometro del malessere. Così come fa invece da termometro della voglia di ripartire l’ormai consueta bussola dei movimenti registrati dall’App Enel X-Here.

Bene, ormai siamo al meno 20 per cento sulla normalità dello scorso gennaio, il che considerando che si era scesi fino al 60-70 per cento in meno è una poderosa risalita dal fondo del burron. Un po’ meno significativi i numeri dell’ultima settimana, più 8 per cento, perchè la vera scalata si era registrata nei sette giorni precedenti. Ormai siamo agli aggiustamenti. La città, anzi le città, si sono già rianimate. Siamo ripartiti sì, ma per arrivare dove?