GLORIA PERUZZI
Cronaca

"Disco volante ma verso casa". Drigo e il successo dei Negrita. Il lancio sulle strade aretine

"Straordinaria la sensazione di aver ritrovato l’ispirazione giusta": pienoni ovunque, tour italiano. La città sempre nel cuore. "Video girato in centro, il top è un bicchiere di vino in piazza Grande".

"Straordinaria la sensazione di aver ritrovato l’ispirazione giusta": pienoni ovunque, tour italiano. La città sempre nel cuore. "Video girato in centro, il top è un bicchiere di vino in piazza Grande".

"Straordinaria la sensazione di aver ritrovato l’ispirazione giusta": pienoni ovunque, tour italiano. La città sempre nel cuore. "Video girato in centro, il top è un bicchiere di vino in piazza Grande".

"Questa volta non ci siamo chiesti se le canzoni avrebbero funzionato, volevamo fare un album che piacesse a noi e ci rappresentasse davvero". Così Enrico "Drigo" Salvi, chitarrista dei Negrita racconta "Canzoni per anni spietati", l’album che la band aretina sta presentando nei migliori club italiani, fino al 2 maggio.

Drigo, qual è l’emozione di tornare in tour? "È una sensazione bellissima. Nel tempo, con Pau e Cesare, abbiamo cambiato diverse formazioni, ognuna con una forza espressiva unica. E ogni volta ho pensato di aver raggiunto il massimo. Dopo i primi concerti con la band attuale, ho capito che siamo tornati a un livello altissimo, sia sul piano emotivo che performativo. È uno show molto intenso".

Il nuovo album è un concept forte. Atto di coraggio o necessità? "Più una necessità. Negli ultimi due dischi avevamo cercato di interpretare la contemporaneità musicale, ma col senno di poi, abbiamo capito di aver perso la bussola. Non eravamo pienamente soddisfatti".

Come nasce il nuovo album? "Nasce da un pensiero diverso. La pandemia ci ha costretto a fermarci e questo ci ha dato il tempo di riflettere. In quel periodo è uscito anche il documentario Get Back sui Beatles. Lo abbiamo guardato tutti ed è scattato qualcosa: vedere quei quattro geni in una stanza a creare un disco... Ci siamo chiesti: "Ma che cavolo abbiamo fatto negli ultimi anni?".

Avete ritrovato l’ispirazione? "Ci siamo ricordati chi siamo, da dove veniamo, e cos’è la grande musica".

E, poi? "Quando ci siamo ritrovati a febbraio dello scorso anno, con l’idea di buttare giù una o due canzoni, è venuto fuori tutto l’album. Come se avessimo solo aspettato il momento giusto per tornare a essere davvero noi stessi, seguendo la lezione dei nostri maestri".

Come Bob Dylan a cui dedicate un brano. "Sì, ci siamo ricordati di chi, come lui, con la musica ha saputo smuovere le coscienze. Oggi, più che mai, sentiamo la responsabilità di fare arte con profondità".

L’artista deve tornare a schierarsi? "Non per forza con prese di posizione dirette, ma deve tornare a usare la musica per far riflettere, non solo per intrattenere". Ha scritto: "Se prima mi chiedevo se le canzoni avrebbero funzionato, adesso mi chiedo se arriveranno"... "Esatto. Questa volta non ci siamo chiesti se sarebbero piaciute alle radio. Volevamo fare un album che piacesse a noi, che ci rappresentasse davvero. Come quei dischi che ti formano e ti restano dentro".

E, le canzoni stanno arrivando? "Sì, eccome. La critica ha colto proprio il messaggio. In un’epoca in cui si rincorre la leggerezza, vedere che c’è ancora chi aspettava musica che toccasse corde profonde, è bellissimo". Sono ‘anni spietati’ anche musicalmente? "Sono anni in cui facciamo fatica a riconoscerci. E proprio per questo l’album suona ‘diverso’. Sembra ‘vecchio’, in senso buono, perché tira fuori cose che non si sentono più. E questa dicotomia, viene percepita come una novità".

"Non Si Può Fermare" l’ha scritta durante il lockdown? "Sì e no. In quel periodo non riuscivo a scrivere parole. Mi esprimevo con il disegno, l’arte visiva, o semplicemente suonando. Avevo bisogno di restituire qualcosa di positivo, e con le parole rischiavo di far uscire tutta la negatività di quel momento. Poi, passato il lockdown, ho ripreso in mano una musica composta allora e ci ho messo le parole".

Parla di speranza? "E della responsabilità umana verso l’universo: l’uomo ha il potere di influire sul mondo, spesso lo fa in modo distruttivo, ma la natura segue sempre il suo corso. Il ritorno dell’estate dopo quello che avevamo passato è la metafora della speranza, ma anche un avvertimento che ho voluto trasmettere in una canzone leggera".

Arezzo è sempre nel cuore. "Assolutamente, è la nostra città ideale. È anche per questo che nel video di ‘Noi Siamo Gli Altri’ abbiamo voluto camminare nelle sue strade come facciamo ogni giorno. Abbiamo viaggiato tanto, ma proprio per questo abbiamo imparato ad apprezzarla ancora di più. Non vivrei in nessun altro posto".

Il suo luogo del cuore? "Come dico nella canzone: un bicchiere di vino in Piazza Grande, al tramonto".