LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Sfida la malattia dopo la morte, la traccia di Luigi al San Donato. La donazione a Pneumologia e la scelta della famiglia

L’ultimo messaggio alla figlia Francesca: “Abbiamo deciso di dare il nostro contributo per sostenere le cure”. Aiuterà anche il Meyer di Firenze

La storia di Luigi e la scelta della famiglia che dopo la sua morte ha deciso una donazione al San Donato per ricordarlo

La storia di Luigi e la scelta della famiglia che dopo la sua morte ha deciso una donazione al San Donato per ricordarlo

Arezzo, 1 settembre 2024 – “La mia Rosetta è una roccia”. A dicembre avrebbe festeggiato mezzo secolo di matrimonio con Luigi. Lui se n’è andato a 75 anni: una malattia arrivata all’improvviso, non gli ha dato scampo. Ma il dolore del distacco è diventato il sentiero dove Luigi continua a camminare insieme alla sua “grande famiglia”: cinque fratelli e un legame strettissimo, la figlia Francesca che nel suo nome porta avanti il progetto che aiuterà altre persone ad affrontare la malattia e medici e infermieri a prendersene cura con strumenti all’avanguardia. Una donazione al San Donato è la traccia di Luigi, il segno che non si cancella, anzi, vive in ogni persona che ce la farà.

Per lui non è stato così, anche se l’ultimo miglio di strada lo ha percorso con la sua “grande famiglia”, mano nella mano. Perchè attorno a Luigi non c’erano solo Rosetta, Francesca e il marito Alessandro, bensì fratelli e sorelle. Gli stessi con i quali aveva un appuntamento fisso ogni sabato sera a Montemarciano, nel suo paese di origine: una cena attorno alla tavolata con cinque famiglie riunite in una.

“È stato possibile accompagnare il babbo nel suo ultimo cammino, solo grazie all’umanità di medici e infermieri di Pneumologia, e in particolare del primario, Raffaele Scala. Questo reparto oltre alla professionalità dell’equipe sanitaria è stato per noi una luce in fondo al tunnel di esperienze non positive vissute in altre corsie dal momento della diagnosi fino all’operazione, eseguita Firenze. Così abbiamo deciso di manifestare la nostra gratitudine con una donazione all’associazione Respiro Vita che collabora con il reparto diretto da Scala” spiegano Francesca e Alessandro, due figlie e la foto di Luigi in ogni angolo della casa. C’è il suo sorriso a “illuminare i nostri giorni, dopo il buio nei due mesi durante i quali le sue condizioni si sono aggravate, fino alla fine”.

Idraulico, una vita a costruire impianti nelle case del Valdarno e di mezza Firenze, Luigi era una persona “allegra, ironica, mai un lamento, sempre un grande amore per la vita e l’impegno verso gli altri”. Per questo una parte della donazione in sua memoria “sarà destinata al Meyer, per sostenere le cure ai bambini”, racconta Francesca ricordando il profilo di un uomo che “ha saputo trasmettere valori fondamentali, come l’unità della famiglia e di tutta la famiglia generata dai miei nonni. Spesso tra fratelli ci sono incomprensioni, talvolta liti, ma nella nostra esperienza c’è sempre stata armonia, partecipazione e condivisione. Siamo tutti per uno e uno per tutti: e lo devo al babbo che considero il mio eroe”.

Nell’ultimo respiro di vita “era lui che rassicurava noi dicendo che stava bene. Poi le sue parole sussurrate, ora scolpite nel mio cuore: Francesca, ho fatto tutto per te”.