
Dovizioso ricoverato. Schianto in moto sulla pista da cross: "Lo ha salvato il casco"
In sella a un bolide da Motomondiale ha corso oltre 300 gran premi consecutivi: mai un infortunio in pista ha impedito ad Andrea Dovizioso di presentarsi alla partenza successiva. Ieri, invece, il campione romagnolo di Ducati, Honda e Yamaha, 38 anni, ha rischiato la vita durante un allenamento di motocross: si è fratturato buona parte del corpo, ne avrà per circa 40 giorni.
Dovi, come lo chiamano i tifosi, era in compagnia di altri piloti al Motor Park il Tasso di Terranuova Bracciolini, nel Valdarno Aretino. Dovizioso è titolare di una pista a Faenza ma è spesso ospite in Toscana per completare la preparazione. Fino allo scorso anno, anche dopo l’addio alla MotoGp, aveva continuato a correre sulle moto da cross, partecipando al campionato italiano di categoria. In pista con lui, al momento dell’incidente, c’era Chicco Chiodi, l’ex campione mondiale di motocross che vive in Valdarno, amico da sempre del pilota romagnolo.
Il pilota dei record con la Ducati è caduto poco dopo le 11.30 di ieri. Subito le sue condizioni sono apparse serie: il casco che indossava si è lesionato, salvandogli la vita. Oltre al trauma cranico il pilota si è procurato la frattura dei polsi, di una clavicola, dello sterno, di alcune costole e di due vertebre dorsali. Dovizioso ha anche una contusione polmonare e si è spezzato la testa del femore.
Il motociclista di Forlimpopoli è stato sempre vigile e collaborativo con i sanitari: la prognosi è di 40 giorni da passare su un letto, prima della riabilitazione. Nessun contatto diretto con i parenti, sconsigliato per colpa del trauma cranico. Tra oggi e domani Dovizioso sarà trasferito dall’ospedale di Careggi a Sassuolo per essere operato alla clavicola e al polso. Il chirurgo è Giuseppe Porcellini, luminare degli interventi alla spalla che è forlivese come lui.
Dovizioso è tra i piloti che hanno fatto categoria a sé, come Rossi, Márquez, Lorenzo e Stoner: "Dietro a ogni sportivo c’è molta più sofferenza di quella che si vede", diceva il campione in apertura di "Undaunted", il documentario che Red Bull gli ha dedicato, firmato dal regista Paolo Novelli. Racconta un talento sconfinato, competitivo nella più alta classe delle gare motociclistiche, sempre pronto a lottare con dei fuoriclasse che sembrano venire da un altro pianeta.
Come racconta nella biografia "Asfalto" (Mondadori, 2018), ha iniziato a correre all’età di sette anni su una minimoto da cross, una Malaguti Grizzly, in una pista amatoriale su un terreno dietro casa dal padre Antonio, che era un crossista, e ogni domenica, con il camper, portava la famiglia a seguire le sue gare. Negli otto anni alla Ducati ottiene i migliori risultati per la casa bolognese da quando compete in MotoGp, se si esclude il Mondiale vinto da Stoner nel 2008.
Ieri sera Dovizioso ha tranquillizzato e ringraziato tutti, tifosi, amici e familiari, con un post pubblicato sui social, un messaggio a corredo di una foto che lo ritrae disteso nel letto dell’ospedale. E ha anche trovato il modo di sdrammatizzare: "La mia collezione di fratture diventa sempre più consistente – ha scritto tra l’altro – l’importante è che la Tac sia negativa".